Passano gli anni, si accavallano promesse, ma la situazione non cambia. Gli scarichi fognari continuano a sversare i reflui urbani nel lago di Garda nonostante le innumerevoli segnalazioni di cittadini e comitati. L’associazione WWF Bergamo-Brescia ha raccolto le numerose notizie riguardo gli sversamenti e ha ritenuto opportuno approfondire lo studio delle autorizzazioni in essere e dello stato attuale della rete fognaria del Comune di Desenzano di Garda e della rete fognaria del collettore interlacuale. Confrontando i documenti pubblici istituzionali é stata rilevata una situazione grave inaccettabile. Conseguente a tali fatti è dovere di questa associazione sottolineare che l’inefficiente gestione degli scarichi ha ripercussioni negative sull’ambiente e sul comparto turistico e socio-sanitario. In virtù di quanto sopra si è ritenuto quindi opportuno procedere con una segnalazione all’autorità giudiziaria affinché accerti che siano ravvisabili ipotesi di reato nei confronti di coloro che a diverso titolo, o in concorso, si siano resi responsabili dei fatti esposti affinché vengano perseguiti secondo le norme vigenti in ordine ai reati ipotizzati di inquinamento ambientale, danneggiamento di acque pubbliche e violazione dei vincoli paesaggistici e ambientali. La nostra denuncia è volta alla salvaguardia dell’ambiente e della salute dei cittadini che dovrebbe essere un interesse comune di tutti, in primis di coloro che gestiscono le risorse pubbliche.
Archivio mensile:Settembre 2018
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WWF: Stop glifosato. Stop all’assurdo principio “Chi inquina, viene pagato”
L’erbicida più usato al mondo è un probabile cancerogeno per l’uomo e molto nocivo per gli ecosistemi acquatici. Il WWF chiede l’intervento della Regione
«Contributi agricoli del PSR solo a chi rinuncia al glifosato e sceglie un’agricoltura verde e divieto assoluto di utilizzo nei siti Natura 2000 con ecosistemi acquatici»
(ASI)”La condanna inflitta da un giudice di San Francisco alla multinazionale Monsanto (oggi della tedesca Bayer), chiamata a risarcire un giardiniere malato in conseguenza dell’impiego continuo di glifosato, sta avendo conseguenze anche in Italia. Il presidente Enrico Rossi, nel chiedere un immediato intervento del Governo, ha pubblicamente annunciato che la Regione Toscana, come aveva già deliberato la Regione Calabria a dicembre del 2016, varerà un provvedimento per escludere dai premi del Piano di Sviluppo Rurale le aziende che fanno uso del diserbante, dichiarato “probabile cancerogeno” dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) ed accertato essere molto nocivo per gli organismi degli ecosistemi acquatici dall’Agenzia europea per le sostanze chimiche (ECHA).
La Toscana del resto aveva già da qualche anno vietato, sia pure con qualche possibile eccezione, l’uso del glifosato in ambito extra-agricolo e ARPA Toscana è fra le poche – insieme con le agenzie della Lombardia e del Veneto – che oggi ricerca con regolarità i residui di questo pesticida nelle acque. La stessa Regione Toscana ha però di recente eliminato il divieto di utilizzo del glifosato in prossimità delle sorgenti captate per uso potabile: un evidente paradosso che deve essere subito sanato.
A livello europeo il permesso all’uso del glifosato, nonostante l’opposizione di numerose organizzazioni, compreso il WWF, riunite in Italia nella Coalizione #StopGlifosato e il voto contrario, tra gli altri, della Francia e dell’Italia, è stato prorogato nel dicembre 2017 per altri 5 anni. Se ne riparlerà nel 2022, ma intanto le Regioni possono fare qualcosa, come dimostra l’esempio della Calabria e della Toscana.
Il divieto di uso del glifosato dovrebbe inoltre essere subito previsto per i siti Natura 2000 e le altre aree naturali protette per il suo accertato impatto sugli organismi acquatici, come hanno già deliberato i Parchi Nazionali del Cilento Vallo di Diano e dell’Appennino Lucano, in base al Decreto del Mipaaf del marzo 2015, in applicazione del Piano di Azione Nazionale sull’uso sostenibile dei pesticidi.
«Chiediamo alla Regione – spiega il delegato Abruzzo del WWF Italia – di allinearsi ai provvedimenti già adottati dalla Regione Calabria e dai due Parchi Nazionali del sud Italia e annunciati dalla Toscana condizionando le premialità e i finanziamenti del PSR Abruzzo 2014-2020 verso la produzione agricola al non uso di una sostanza potenzialmente cancerogena o quantomeno che la rinuncia al glifosato faccia lievitare i punteggi delle aziende agricole che lodevolmente puntano su una produzione più sicura per la salute dei consumatori».
La Regione Abruzzo deve inoltre procedere rapidamente all’integrazione del divieto di utilizzo del glifosato nelle misure di conservazione per le ZSC (Zone Speciali di Conservazione) della Rete Natura 2000 dove sono presenti ecosistemi acquatici, nel pieno rispetto dell’applicazione della Direttiva europea sull’uso sostenibile dei pesticidi.
In Italia del resto i prodotti fitosanitari contenenti il glifosato non possono essere impiegati nelle aree frequentate dalla popolazione quali: parchi, giardini, campi sportivi e aree ricreative, cortili e aree verdi all’interno di plessi scolastici, aree gioco per bambini e aree adiacenti alle strutture sanitarie. Ne è inoltre vietato l’impiego in pre-raccolta al solo scopo di ottimizzare il raccolto o la trebbiatura e l’uso non agricolo su suoli contenenti una percentuale di sabbia superiore all’80%, nelle aree vulnerabili e nelle zone di rispetto al fine di tutelare le acque sotterranee”.
«Un’altra fondamentale esigenza – conclude il vice presidente del WWF Italia Dante Caserta – è quella di ricercare sempre la presenza del glifosato nelle acque tra le analisi di routine che l’ARTA compie sulle acque potabili e di falda. I controlli sono il primo passo per garantire la sicurezza dei cittadini e per comprendere anche la diffusione del fenomeno. Lo strumento necessario ci risulta essere finalmente in fase di acquisto; speriamo si riescano a bruciare per quanto possibile i tempi e che la Regione nei prossimi bilanci metta in primo piano l’esigenza di adeguare l’intera strumentazione dell’ARTA, oggi in parte obsoleta, in difesa della salute di tutti i cittadini».
Lo dichiara in una nota WWF Italia Onlus, Abruzzo.
IL SURRISCALDAMENTO GLOBALE E LO SCIOGLIMENTO DEI GHIACCIAI
di Graziella Valentina Savasta | 29/08/2018
La Terra si sta riscaldando e i ghiacciai si stanno riducendo. Ciò costituisce un importante campanello d’allarme. La percentuale di scioglimento va tra il 3,5 e il 4,1% ogni dieci anni, infatti dal 2012 nella regione antartica, si è verificata una notevole riduzione della calotta ghiacciata. Qual è la causa di tutto questo?
Da alcuni anni, si parla di questa problematica, che presto o tardi, in un futuro non lontano non solo metterà a rischio l’incolumità di migliaia di specie animali (orsi polari, foche, pinguini, balene, ecc) che popolano le zone fredde e polari (Artide e Antartide), ma anche le risorse idriche di grandi aree. Il ghiaccio, una volta scioltosi per effetto dell’espansione termica, aumenta di volume e potrebbe sommergere le città e devastare l’agricoltura. Anche gli oceani dovranno far fronte a squilibri e le conseguenze del cambiamento hanno effetti sul krill, che è alla base della catena alimentare di molti animali marini. Nelle zone polari, la temperatura è aumentata notevolmente e la Terra attualmente è ricoperta solo dal 40% dei ghiacciai (regione artica, regione antartica, Groenlandia, Himalaya, Alaska e Patagonia).
Il WWF, durante un report ha mostrato quanto la situazione sia preoccupante e non da sottovalutare. Anche i ghiacciai alpini della regione Himalayana, hanno subito una riduzione, riducendosi del 75% e ciò causerebbe un’enorme scarsità di acqua che arriverà a coinvolgere almeno due miliardi di persone (Afghanistan, Pakistan, India, Cina, Nepal). La responsabilità va senza dubbio attribuita all’uomo, che con l’aumento della produzione di gas serra emessa nell’atmosfera (causati soprattutto dagli allevamenti intensivi, in cui viene prodotto gas metano) e le deforestazioni, ha provocato cambiamenti climatici non indifferenti. Se la quantità di gas serra dovesse continuare ad aumentare come negli ultimi decenni, c’è il rischio che la temperatura della Terra possa aumentare in media di 1,0 – 3,5°C. innalzamento-del-livello-del-mare
La criticità non è solo presente ai due poli della Terra, ma anche nei Paesi dell’Europa che si affacciano sull’oceano Atlantico, tra i quali Gran Bretagna, Irlanda e i Paesi più a nord come Finlandia, Norvegia, eccetera. I popoli indigeni (Yupik, Inuit e Sami) che vivono nella zona Artica, sono i più colpiti e ben presto potrebbero essere costretti a migrare verso altre regioni. Secondo gli scienziati, ogni chilogrammo di anidride carbonica emessa, potrebbe provocare lo scioglimento di 15 chilogrammi di ghiacciai, a lungo termine. In Antartide, la quantità di ghiaccio scioltasi in 25 anni, ammonta a tremila miliardi di tonnellate, secondo lo studio “Mass balance of the Antarctic Ice Sheet from 1992 to 2017″ effettuato dagli scienziati di quarantaquattro istituti di tutto il mondo. Se tutti i ghiacciai dovessero sciogliersi, il livello del mare salirebbe di circa 58 metri su scala globale, per questo studiare l’evoluzione della banchisa, è necessario per constatare i cambiamenti che si stanno verificando, anche se non è semplice da stabilire soprattutto per via delle condizioni climatiche. Nel Mar Glaciale Artico, l’aumento della temperatura oltre ad essere causata allo scioglimento della calotta, è anche dovuta ai raggi solari che penetrando nella superficie montagnosa, riscaldano ulteriormente la regione. Il report del National Snow and Ice Data Centre degli Stati Uniti ha mostrato che l’estensione dei ghiacci che ricoprono il Mar Glaciale Artico è pari a 11,1 milioni di chilometri quadrati, con la riduzione del 5% rispetto al 2004 e del 12% rispetto al valore di 12,7 milioni degli ultimi trent’anni. Stefano Aliani, ricercatore a capo del progetto strategico artico del CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche), sostiene invece che in Groenlandia lo scioglimento del ghiaccio non innalzerà il livello del mare, perché esso parte dell’oceano stesso e che assisteremo a un cambiamento climatico con conseguenze imprevedibili. È possibile fermare lo scioglimento? È possibile contribuire a fermarlo, adottando particolari accorgimenti. Acquistare cibi e prodotti a chilometro zero ed eco-sostenibili, potrebbe essere una delle soluzioni per ovviare al problema.