Archivi categoria: Caccia

CORONAVIRUS: WWF CHIEDE STOP DEFINITIVO A MERCATI DI ANIMALI SELVATICI VIVI O MORTI

Da oggi attiva petizione rivolta all’Organizzazione Mondiale della Sanità per fermare un commercio crudele che ha messo in fortissimo pericolo la nostra salute

Firma la petizione>> wwf.it/illegaltrade Link alla cartella multimediale>>   #aprilagabbia #stopillegaltrade   Chiudere immediatamente i mercati in cui si commerciano animali selvatici, vivi o morti. Rafforzare le attività di contrasto al commercio illegale di specie protette e lavorare per ridurre la domanda di prodotti derivati da specie selvatiche attraverso l’aumento di controlli, di sanzioni e attraverso una corretta informazione delle persone che sono coinvolte in queste attività. Sono queste le richieste di una petizione rivolta all’Organizzazione Mondiale della Sanità, lanciata oggi dal WWF Italia che chiede ai cittadini di sostenere la richiesta rivolta alle istituzioni internazionali.   La pandemia legata al contagio da COVID-19 ha messo in luce il collegamento tra le malattie zoonotiche (quelle che si trasmettono dagli animali all’uomo) e il commercio di animali selvatici, in particolare nei mercati asiatici. Il 60% delle malattie infettive emergenti sono trasmesse all’uomo da animali e fra queste più del 70% deriva da animali selvatici. Malattie pericolose come SARS, Ebola, Dengue e molte altre ancora, sono collegate al nostro crudele sfruttamento di animali selvatici.   Con il report Pandemie, l’effetto boomerang della distruzione degli ecosistemi il WWF ha evidenziato come la diffusione delle malattie virali come quella legata alla pandemia che ci costringe nelle nostre case da settimane siano intimamente legate alla distruzione degli ambienti naturali e al commercio, legale e illegale di specie selvatiche: un commercio che avviene in condizioni igienico-sanitarie inesistenti e a stretto contatto con le persone che affollano ogni giorno questi luoghi. È a partire da questa drammatica promiscuità che i virus riescono a passare da specie a specie e dagli animali all’uomo con un meccanismo chiamato spillover. Sembra sia stato proprio questo il meccanismo con cui da un mercato cinese, a Wuhan, si sia generata l’epidemia del coronavirus.   Purtroppo, né l’impatto sulla nostra salute né le sofferenze e il triste destino che devono subire gli animali vittime di questo brutale traffico hanno convinto tutti i paesi asiatici a fermare la vendita di animali selvatici nei loro pericolosi mercati. Nonostante un sondaggio commissionato proprio dal WWF abbia dimostrato come il 90% dei cittadini di 5 paesi asiatici siano in realtà favorevoli alla chiusura di questo vero e proprio scempio.   Il WWF chiede, quindi, all’Organizzazione Mondiale per la Sanità, a cui è affidato il compito di tutelare la salute e di proteggerci da future pandemie, di avviare subito tutte le azioni necessarie affinché i mercati di animali selvatici, focolai di pericolose malattie, vengano definitivamente chiusi.   Roma, 16 aprile 2020

CORONAVIRUS, NONOSTANTE L’EMERGENZA REGIONI PENSANO ALLA CACCIA

Un comportamento gravissimo che viola le leggi e i decreti del Governo

    In queste settimane, mentre l’Italia è in piena emergenza “Coronavirus”, molte regioni, approfittando del comprensibile e basso livello di attenzione della opinione pubblica, stanno emanando provvedimenti a favore della caccia, a partire dalle leggine incostituzionali fino alle autorizzazioni per l’attuazione di piani di “controllo” della fauna, che consentiranno ai cacciatori-selecontrollori di uscire sul territorio in totale disprezzo ai provvedimenti restrittivi assunti dal Governo.  Lo denunciano le associazioni ENPA, LAC, LAV, LIPU e WWF ITALIA, che sottolineano come la “caccia e attività connesse” siano escluse da quelle che sono state autorizzate in quanto non differibili.   Alcune regioni, come l’Emilia-Romagna e il Veneto, continuano a mantenere attivi o ad attivare i “piani di controllo della fauna selvatica” non solo con personale pubblico – che potrebbe essere impiegato diversamente in questo periodo – ma anche con l’ausilio di operatori privati – ovvero cacciatori – consentendo loro di spostarsi all’interno delle rispettive province a nonostante le limitazioni introdotte per contenere il contagio.  La Regione Sardegna ha trovato il tempo di approvare l’ennesima norma incostituzionale proprio sul controllo faunistico, dando la possibilità al proprietario di un fondo agricolo di coinvolgere liberamente, attraverso una delega, il cacciatore di turno.  Eppure, sono ben sei le sentenze della Corte Costituzionale che hanno bocciato analoghe leggi proprio perché introducevano figure private non contemplate dalla legge nazionale 157 del 1992 sulla tutela della fauna.  Ancora peggio, la Regione Piemonte che, noncurante della già grave pressione venatoria subita da molte specie di uccelli selvatici e dei richiami dell’Unione Europea ha formulato un nuovo disegno di legge per regalare ai cacciatori possibilità di sparo per altre 15 specie (delle quali molte versano in stato di conservazione sfavorevole), cancellando invece la norma che avrebbe consentito ai proprietari dei fondi di vietare la caccia sui propri terreni.   Anche la Regione Puglia ha recentemente emanato un provvedimento che prevede l’aumento del numero dei rappresentanti delle associazioni venatorie nelle commissioni esami per il rilascio della licenza di caccia, da 3 a 6, a discapito della componente ambientalista. Il Lazio ha addirittura approvato una norma per la caccia nelle “aree contigue” del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, dove vive l’Orso marsicano già a rischio di estinzione.    “Tutte queste misure – concludono le associazioni – determinano l’illegittimo abbassamento del livello di tutela dell’ambiente e della fauna selvatica previsto dalla normativa nazionale e sovranazionale e perseguono il solo ed unico obiettivo di ampliare i margini per lo svolgimento della pratica venatoria che, lo si ribadisce, è una mera attività ludica, violando addirittura i DPCM emanati a tutela della salute pubblica. Un atteggiamento che va davvero condannato, in un momento in cui dovremmo tutti sostenere le iniziative di sicurezza del Governo e operare solo e unitamente per il bene comune”.   Questo comunicato è inviato a nome e per conto  delle Associazioni di protezione ambientale: WWF, Lega Italiana Protezione Uccelli, Lega Abolizione Caccia, Ente Nazionale Protezione Animali e LAV.   Roma, 3 aprile 2020

VITTORIA DELLE ASSOCIAZIONI: E’ INCOSTITUZIONALE LA LEGGE VENETA CHE PUNISCE CHI DISTURBA I CACCIATORI LA CORTE COSTITUZIONALE ACCOGLIE LA RICHIESTA DI WWF, ENPA, LAV, LAC E LIPU

Invece di perseguire inquinatori e bracconieri, il Consiglio regionale del Veneto approva una legge che punisce severamente chi “disturba l’esercizio dell’attività venatoria o piscatoria“ o reca “molestie agli esercenti l’attività di caccia o di pesca”. Ora, dopo la lettera delle associazioni – WWF, Enpa LAV LAC e LIPU – e l’impugnazione della legge da parte del Governo, la Corte Costituzionale boccia definitivamente, perché incostituzionale, il provvedimento della Regione Veneto 17/1/2017 n. 1 (“norme in materia di disturbo all’esercizio dell’attività venatoria e piscatoria …”) che  puniva  con la sanzione amministrativa da 600 a 3.600 euro chi “con lo scopo di impedire intenzionalmente l’esercizio dell’attività venatoria e piscatoria, ponga in essere atti di ostruzionismo o di disturbo dai quali possa essere turbata o interrotta la regolare attività di caccia o pesca o rechi molestie ai cacciatori o ai pescatori nel corso delle loro attività”.

“Invece di punire  i bracconieri – nel “Piano nazionale per la lotta al bracconaggio” il Parco del Delta del Po viene individuato  come  “black spot” – la Regione Veneto cerca di punire chi causa  ‘disturbo  venatorio’.  Una norma assurda e palesemente incostituzionale che bene ha fatto la Consulta a fermare” sottolinea il WWF.

 

Nella lettera inviata nel marzo 2017 al premier Gentiloni e ai ministri dell’Ambiente, Politiche agricole e Affari regionali, le Associazioni scrivevano: “Questa norma rappresenta un’ ingiustificabile ed illegittima limitazione ai diritti costituzionalmente garantiti a tutti i cittadini , comprese la libertà d’uso del territorio, anche nella propria proprietà. Libertà e diritti che vengono illegittimamente compressi e violati in favore di attività che sono, senza dubbio alcuno, di rango inferiore rispetto al diritto di proprietà, di muoversi liberamente nel territorio italiano, di manifestare liberamente il proprio pensiero, di tutela dell’ambiente e degli ecosistemi, in cui viene ricompresa anche la tutela della fauna selvatica”.

 

Un anno fa era stata anche bocciata sempre dalla  Corte Costituzionale (con sentenza n.174 del  13 luglio 2017),  la legge del Veneto n.18 del  27 giugno 2016 che prevedeva il ”nomadismo venatorio ”  e altre disposizioni  in favore  dei cacciatori,  in violazione della legge   nazionale e dei principi  costituzionali sulla “tutela dell’ambiente e della fauna selvatica”

 

 

 

Roma, 12 luglio 2018