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sardegna: wwf, ottima notizia decisione governo di impugnare “piano casa”

NELLE SCORSE SETTIMANE L’ASSOCIAZIONE AVEVA INVIATO UNA LETTERA AL GOVERNO SULLA LEGGE REGIONALE

La decisione del Consiglio dei Ministri che, su proposta del ministro per gli Affari Regionali e le Autonomie Mariastella Gelmini, ha deciso di impugnare il Piano casa della Regione Sardegna (legge regionale 1/2021) è un’ottima notizia. Nelle scorse settimane l’associazione del Panda con una lettera a firma della presidente Donatella Bianchi indirizzata al presidente del Consiglio Mario Draghi, al ministro degli Affari regionali e le Autonomie Gelmini, al ministro della Cultura Franceschini e a quello della Transizione ecologica Cingolani aveva chiesto al governo di impugnare presso la Corte Costituzionale il “Piano Casa” della Regione Sardegna (legge regionale 1/2021) perché, secondo l’associazione si tratta di una provvedimento che “capovolge completamente l’impianto di tutele paesaggistico-ambientali contenute nel Piano paesaggistico regionale sardo, prevede un’indiscriminata colata di cemento, con possibilità di edificazione a pioggia nelle zone rurali e naturali (anche di pregio) e incrementi volumetrici, fino al 50 per cento per le strutture turistico ricettive”. Ora la parola passa alla Corte Costituzionale ma quello del governo è certamente un segnale importante per il territorio, la biodiversità e il futuro della Sardegna.
Roma, 20 marzo 2021

SBLOCCA CANTIERI: WWF, SBAGLIATO ALLENTARE SU REGOLE DI TRASPARENZA E VIGILANZA

Il WWF osserva che il cosiddetto decreto Sblocca Cantieri mette a rischio l’ambiente, producendo un allentamento delle regole di trasparenza e vigilanza che devono improntare l’azione della pubblica amministrazione e degli operatori economici nel delicato settore dei lavori pubblici del nostro Paese; una sottovalutazione del rigore necessario nell’espletare le procedure autorizzative che garantiscano la piena informazione e partecipazione dei cittadini e la tutela di quei beni culturali, paesaggistici e ambientali, che costituiscono un patrimonio comune irrinunciabile; un ridimensionamento sistematico e ingiustificato del ruolo e delle funzioni di proposta ed elaborazione svolte dall’Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC).

Il decreto ripristina il vecchio ordine nel mercato dei lavori pubblici che si credeva scalzato dalla riforma del 2016 e che ha portato tanti danni al Paese oltre all’apertura di numerose inchieste giudiziarie. Il WWF critica i contenuti del provvedimento a cominciare dalla reintroduzione di commissari governativi che, per le cosidette opere prioritarie (a maggiore impatto ambientale, sociale ed economico) possono agire applicando la regola del “silenzio assenso” anche nel caso delle amministrazioni preposte alla tutela del paesaggio e dei beni culturali e dimezzare i tempi delle valutazioni ambientali.

La riforma del Codice Appalti del 2016, insieme agli sgravi per le ristrutturazioni e l’efficienza energetica degli edifici, sono strumenti che vanno nella giusta direzione di lavori pubblici assegnati in maniera trasparente e senza sprechi e di uno sviluppo sostenibile del settore edile. Non è in discussione il sostegno alle piccole e medie opere utili a favorire l’occupazione e il benessere delle popolazioni e per la manutenzione del territorio ma l’apertura di cantieri senza garanzie sia per i lavoratori che per i cittadini oltre alla realizzazione di inutili cattedrali nel deserto dall’elevato impatto sociale, economico, finanziario e ambientale.

Entrando nel merito dei contenuti del decreto legge Sblocca Cantieri il WWF censura anche: il ritorno fino al 2021 dell’appalto integrato e cioè della progettazione ed esecuzione dei lavori da parte dello stesso soggetto, eliminando così la progettazione indipendente da chi deve realizzare l’intervento; le proroghe sulla quota di lavori da mettere a gara per le concessioni; l’aumento del subappalto; gli allentamenti dei controlli e della soglia dei lavori a trattativa privata; la destrutturazione delle procedure autorizzative in materia di c.d. “infrastrutture strategiche”.

Tutte norme queste, che, se approvate dal Parlamento, non sbloccheranno alcun cantiere ma favoriranno orientamenti e pratiche che spesso hanno contribuito solo ad alimentare le cronache giudiziarie.

AGRICOLTURA: COALIZIONE #CAMBIAMOAGRICOLTURA CHIEDE UNA SVOLTA PER POLITICA AGRICOLA COMUNE

“È il momento di decidere se continuare a promuovere un modello di agricoltura non più sostenibile per l’ambiente, i cittadini e le piccole aziende agricole oppure se, attraverso la collaborazione tra istituzioni, cittadini, agricoltori e Ong, lavorare insieme per cambiare le cose”. È questo il messaggio lanciato oggi dalle associazioni della coalizione #CambiamoAgricoltura dalla Sala del Refettorio alla Camera dei Deputati dove è in svolgimento un convegno sulla Politica Agricola Comune.

L’incontro di Roma rappresenta una prima occasione di confronto tra le associazioni ambientaliste e dell’Agricoltura biologica italiane (AIAB, Associazione per l’Agricoltura Biodinamica, FAI Fondo Ambiente Italiano, Federbio, ISDE Italia Medici per l’Ambiente, LIPU-BirdLife Italia, Legambiente, ProNatura e WWF Italia) riunite nella Coalizione #CambiamoAgricoltura, con esponenti del mondo istituzionale, accademico, della ricerca e delle maggiori associazioni agricole (Coldiretti, CIA e Confagricoltura), per discutere insieme sul futuro della Politica Agricola Comune europea post 2020 alla luce della presentazione delle proposte di regolamenti da parte della Commissione il 1° giugno scorso.

I lavori, aperti dal sottosegretario del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, Alessandra Pesce e dal Capo della Rappresentanza in Italia della Commissione Europea, Beatrice Covassi, sono stati caratterizzati da un’intensa mattinata di interventi moderata da Elena Jachia della Fondazione Cariplo, che da oltre un anno sostiene il percorso della Coalizione #CambiamoAgricoltura, sostenuta da altre oltre 30 sigle di Associazioni e comitati locali di cittadini.

Per le associazioni aderenti alla Coalizione, “i nuovi regolamenti presentano numerosi elementi di novità, alcuni dei quali lasciano intravedere la possibilità di modificare, se ben utilizzati, il paradigma dell’agricoltura di oggi. Allo tempo stesso, però, le proposte della Commissione UE lasciano aperte diverse domande e hanno troppi ambiti di incertezza che potrebbero rendere vana questa riforma, riportando l’agricoltura pericolosamente nel passato, con una corsa al ribasso degli impegni degli Stati membri della UE per la tutela dell’ambiente e la vitalità dei territori rurali”.

In generale le associazioni della Coalizione #CambiamoAgricoltura chiedono che la forte sussidiarietà contenuta in questa riforma della PAC non si trasformi, per le sfide ambientali e climatiche, in una ‘fuga’ degli Stati membri dagli impegni assunti a livello internazionale, con una sostanziale abdicazione di responsabilità da parte della Commissione Europea. Deve essere garantita una gestione della PAC post 2020 con un forte coordinamento centrale ed un’assunzione di responsabilità attraverso proposte concreti dei singoli Stati all’interno del nuovo strumento del Piano Strategico Nazionale.

Le Associazioni chiedono, inoltre, che il Piano strategico nazionale che il nostro Paese dovrà produrre con un’ampia autonomia, secondo la nuova impostazione della PAC, indichi con chiarezza obiettivi e priorità coerenti con quanto prevede la Strategia Europea per la Biodiversità, nonché nei Prioritized Action Framework predisposti dalle regioni.

Gli obiettivi che la coalizione ritiene indispensabili per la futura programmazione sono il sostegno dell’agricoltura biologica (con un auspicato raggiungimento del 40% del territorio agricolo dedicato a tale pratica entro il 2027), il riconoscimento di un adeguato sostegno economico alla rete Natura 2000 attraverso anche il sostegno agli agricoltori che in essa operano e la ristrutturazione delle filiere zootecniche che rappresentano attualmente la fonte principale di emissioni di gas climalteranti e di azoto.

In occasione del convegno di Roma la Coalizione #CambiamoAgricoltura ha presentato un “Decalogo per il futuro della PAC” che riassume richieste e proposte al nostro Governo e al Parlamento Europeo alla vigilia dell’avvio del negoziato che dovrebbe portare entro aprile 2019 alla definitiva approvazione dei nuovi Regolamenti della PAC post 2020 da parte del “Trilogo” (Commissione, Consiglio e Parlamento europei), la cui versione integrale è disponibile al sito cambiamoagricoltura.it.

Gli esponenti della Coalizione italiana sono già al lavoro con i rispettivi colleghi europei per vigilare che il processo di co-decisione non porti a modifiche peggiorative delle proposte presentate dalla Commissione, ma introduca elementi di miglioramento tra cui una quota minima di budget da destinare ai “regimi per l’ambiente e il clima” volontari introdotti nel primo pilastro in sostituzione del greening.

 

“Siamo disponibili fin da ora – affermano le associazioni della Coalizione #CambiamoAgricoltura – a collaborare con il Ministero delle Politiche Agricole e Forestali e le Regioni per la definizione del Piano Strategico Nazionale della PAC che sia davvero uno strumento innovativo e partecipato, con obiettivi ambiziosi ma concreti e realistici”.

 

Il presente comunicato è inviato dall’Ufficio Stampa del WWF Italia per conto di tutte le associazioni che aderiscono alla Coalizione #CambiamoAgricoltura

 

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LA PAC POST 2020 CHE VORREMMO

Decalogo della Coalizione #CambiamoAgricoltura per una futura PAC più sostenibile dal punto di vista ambientale, sociale ed economico

 

Dopo la presentazione da parte della Commissione Europea delle proposte dei nuovi Regolamenti per la PAC post 2020, lo scorso 1° giugno, le Associazioni ambientaliste e dell’agricoltura biologica italiane hanno presentato in un convegno presso la Camera dei Deputati il loro decalogo che riassume richieste e proposte in vista del negoziato del “Trilogo” (Commissione, Consiglio e Parlamento UE) che dovranno approvare la PAC del futuro.

La PAC del futuro deve innovare profondamente le proprie strategie verso un nuovo modello agricolo basato sui principi dell’agroecologia per assicurare che con i fondi pubblici siano premiate le aziende agricole più virtuose, che producono maggiori benefici per la società: cibo sano, tutela dell’ambiente e della biodiversità, manutenzione del territorio, salvaguardia del paesaggio, mantenimento della fertilità del suolo e  mitigazione dei cambiamenti climatici.

 

  1. UNA PAC PER L’AMBIENTE: Inserire nel Regolamento UE, nell’ambito del negoziato del “Trilogo” un riferimento più esplicito al ruolo della PAC come strumento finanziario per l’attuazione degli accordi internazionali, dalla Strategia UE per la Biodiversità al rispetto degli impegni degli accordi di Parigi sul clima, come contributo agli SDGs dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.

 

  1. UNA PAC PIÙ EQUA IN AIUTO ALLE AZIENDE PIÙ DEBOLI: Abolizione nel primo pilastro delle quote per l’attribuzione del sostegno di base al reddito per la sostenibilità, per un vero superamento dell’impostazione storica dei pagamenti diretti e la creazione di opportunità di lavoro nelle aree rurali.

 

  1. UN PIANO STRATEGICO NAZIONALE DELLA PAC INNOVATIVO che:

 

  1. a) definisca a livello nazionale degli obiettivi ambientali e sociali specifici sulla base degli obiettivi contenuti nelle Strategie europea e nazionale per la biodiversità, le Direttive UE habitat e uccelli ed i piani di gestione della rete Natura 2000.
  2. b) indichi come obiettivo concreto, realistico e misurabile una percentuale minima (10%) di aree d’interesse ecologico costituite da elementi strutturali degli ecosistemi che le aziende devono garantire nell’ambito della loro superficie agricola totale.
  3. c) indichi la priorità delle misure collettive e di cooperazione per obiettivi ambientali di area vasta e realizzazione di obiettivi ed interventi legati al paesaggio rurale ed alle reti ecologiche e per la creazione di distretti biologici, sia all’interno del primo pilastro, sia per le misure agro-climatico –ambientali dello sviluppo rurale;
  4. d) definisca specifici indicatori di risultato e di efficienza utili a determinare il reale raggiungimento degli obiettivi ambientali, consentendo anche di valutare la loro reale efficacia

 

  1. RISORSE MINIME GARANTITE PER L’AMBIENTE E IL CLIMA: Destinare una quota minima del 30% del budget del primo pilatro per i “regimi per il clima e l’ambiente” (eco-schemes), come già previsto per le misure agro-climatico-ambientali nello Sviluppo Rurale.

 

  1. CONTROLLO DEL RISPETTO DELLE REGOLE: Garanzia dei controlli sull’applicazione della nuova condizionalità e definizione di sanzioni adeguate per scoraggiare il mancato rispetto dei criteri di gestione obbligatori e delle buone condizioni agronomiche e ambientali.

 

  1. PREMIARE L’AGRICOLTURA BIOLOGICA: La PAC deve garantire premi maggiori ai modelli di agricoltura più sostenibili, come il biologico. Passaggio del sostegno al mantenimento dell’agricoltura biologica dal II° al I° pilastro, inserendo questo obiettivo nei “regimi per il clima e l’ambiente” del primo pilastro, lasciando nello Sviluppo Rurale il sostegno alla conversione delle aziende.

 

  1. RADDOPPIO DELL’AGRICOLTURA BIOLOGICA ENTRO IL 2027: Prevedere nel Piano strategico nazionale della PAC come obiettivo generale al 2027 il 40% della SAU nazionale certificata in agricoltura biologica, per un raddoppio effettivo delle superfici agricole rispetto all’obiettivo al 2020.

 

  1. IL VALORE DI NATURA 2000 NELLA PAC: Riconoscimento del valore aggiunto delle aree naturali per le aziende agricole. Passaggio dell’attuale Indennità Natura 2000 dal II° al I° Pilastro. La Misura 12 dei PSR 2014-2020 resta presente nel Regolamento proposto dalla Commissione all’Art. 67 (Svantaggi territoriali specifici derivanti da determinati requisiti obbligatori).

 

  1. CAMBIARE LA ZOOTECNIA PER RIDURRE L’IMPRONTA ECOLOGICA: Prevedere l’obiettivo generale della ristrutturazione delle filiere zootecniche, definendo uno o più obiettivi specifici legati a questo tema con particolare attenzione alla riduzione del loro impatto ambientale.

 

  1. PAGAMENTI ACCOPPIATI AD IMPATTO ZERO: Escludere dal regime dei pagamenti accoppiati le produzioni agricole e zootecniche ad elevato impatto ambientale. In particolare limitarli nel comparto zootecnico alle sole produzioni estensive.

 

In generale le Associazioni della Coalizione #CambiamoAgricoltura chiedono che la forte sussidiarietà contenuta in questa riforma della PAC non diventi per le sfide ambientali e climatiche una fuga degli Stati membri dai loro impegni assunti a livello internazionale, con una sostanziale abdicazione di responsabilità da parte della Commissione Europea. Ma piuttosto sia garantita una gestione della PAC post 2020 con un forte coordinamento centrale ed un’assunzione di responsabilità ed impegni concreti dei singoli Stati.

Si auspica, infine, sia garantita la partecipazione di tutti i soggetti interessati, in particolare le Associazioni ambientaliste, dell’agricoltura biologica e per la difesa della salute dei cittadini, nella definizione del Piano strategico nazionale della PAC per il nostro paese, evitando modalità di lavoro finalizzate solo ad una partecipazione formale e non sostanziale.

 

WWW.CAMBIAMOAGRICOLTURA.IT

 

Roma, 13 luglio 2018

MORTE GIUSEPPE GALASSO: WWF, CON LUI SCOMPARE UN DIFENSORE DELLA NATURA D’ITALIA

Giuseppe Galasso è stato uno dei difensori delle bellezze paesaggistiche e naturali d’Italia e se oggi, una parte del paesaggio del nostro Paese si è salvato da cemento e speculazione lo dobbiamo proprio alla “legge Galasso” che dall’8 agosto del 1985 ha costituito il primo innovativo e allora  più importante strumento di tutela ambientale del nostro ordinamento.
L’intuizione normativa dell’on. Galasso fu di allargare il concetto di “paesaggio” ad una concezione moderna e dinamica che includeva non  solo gli aspetti estetici e culturali e quindi le “bellezze panoramiche” ma anche i beni naturali in quanto componenti essenziali e inscindibili di queste.
Una norma che entrò in vigore proprio grazie alla determinazione del suo ideatore che, resosi conto della distruzione in atto del paesaggio meridionale e soprattutto delle coste cilentane, oltre che della cementificazione selvaggia in corso caratterizzata da una centinaia di migliaia  di abusi edilizi, in qualità di sottosegretario di Stato ai Beni culturali adottò un decreto di vincolo paesaggistico e divieto assoluto di edificazione  in una fascia di 300 metri dalla riva del mare e dei laghi e di 150 metri da fiumi e torrenti, dei boschi, dell’alta montagna (oltre i 1.600 metri per le Alpi e 1.200 per gli Appennini), di tutti i beni collettivi gravati da uso civico.
Galasso non si arrese nemmeno di fronte alla sospensione del decreto da parte del Tribunale amministrativo: ottenne dal governo un decreto legge, che, una volta convertito, divenne per tutti la “Legge Galasso”, che oggi è inserita nel “Codice dei Beni culturali e del paesaggio “(Dlgs 42/2004).
La legge Galasso, con il sistema di rispetto e vincoli che determinò e i piani paesaggistici che avviò, costituì un fondamentale elemento di garanzia per il Bel Paese ed un importantissimo strumento di riferimento per quanti, come il WWF, in sede di painificazione o in sede giudiziaria hanno difeso e difendono i valori ambientali e naturalistici oltre che quelli storici e culturali. Con la scomparsa di Giuseppe Galasso il nostro paese perde un esempio della buona politica.

IL CONDONO UN PESSIMO AFFARE PER ITALIA, OLTRE CHE PER CASSE ENTI LOCALI

“Pensavamo che dopo l’uscita di scena del Ddl Falanga e lo stop alla legge regionale campana che introduceva il concetto di “abuso di necessità” l’idea di un nuovo condono edilizio fosse finalmente uscito di scena: evidentemente ci sbagliavamo.

Un nuovo eventuale condono non solo legittima comportamenti illegali autorizzando a dilapidare il capitale naturale e paesaggistico del nostro Paese, ma favorisce edificazioni selvagge che provocano o amplificano il dissesto idrogeologico, mettendo rischio anche la sicurezza dei cittadini. Inoltre penalizza proprio le persone oneste che rispettano la legge, a vantaggio di quanti invece commettono abusi; senza considerare l’effetto annuncio che da il via, immediatamente, a nuovi sfregi del territorio”. Lo dichiara il vicepresidente del WWF Italia Dante Caserta che aggiunge: “Una delle priorità della prossima legislatura deve essere quella di approvare al più presto una legge per lo stop al consumo del suolo, una priorità a cui la legislatura appena conclusa colpevolmente non  è riuscita a ha voluto dare una risposta e che rappresenta una vera emergenza nazionale”.

Come dimostrato dal CRESME (l’istituto di ricerca socio-economica specializzato nel settore dell’edilizia) in uno studio del 2015 (con riferimento all’ultimo condono del 2003) che il condono edilizio è anche un pessimo affare per le casse pubbliche. Il CRESME rilevava nel 2015 che, a fronte di un importo medio di 15mia euro versato per ogni singolo abuso, gli enti locali ne hanno spesi in media 100mila per portare strade, fognature e altre infrastrutture ai nuclei illegali.

Ancora oggi bisogna frenare i ladri di territorio: se nel 2012 si edificavano 14 costruzioni abusive ogni 100 autorizzate, si arriva a quasi 20 ogni 100 nel 2016 (di cui 48 su 100 al Sud), ricorda il WWF facendo riferimento a dati ISTAT.

Non ci possiamo permettere di fare consumare altro suolo libero, bene comune e risorsa scarsa in Italia. Sulla base di elaborazioni del gruppo di ricerca dell’Università dell’Aquila che da anni collabora con il WWF si è potuto verificare come ormai in Italia non sia possibile tracciare un cerchio di 10 km di diametro senza incontrare un’area urbana e che dal 1950 al 2000, nella fascia di 1 km dai siti tutelati dall’Europa della Rete Natura 2000, l’urbanizzazione sia salita da 8.400 a 44.000 ettari, con un incremento medio del 420%. Ancora oggi il consumo di suolo viaggi ancora oggi a un ritmo di circa 30 ettari al giorno, 3 metri quadrati al secondo; l’espansione urbana nel territorio è salita dall’1,8% degli anni ‘50 al 7,6% del 2016 (secondo dati ISPRA, l’Istituto di ricerca del Ministero dell’Ambiente), che sale al 10%, se si calcola anche la infrastrutturazione.

“Porre fine alla rapina del territorio non è solo questione di sostenibilità e di resilienza dei sistemi naturali, ma di credibilità delle Istituzioni – conclude Caserta –. Il condono edilizio del 2003 (il terzo condono in 18 anni, gli altri nel 1985 e nel 1994) secondo l’allora ministro dell’Economia e delle Finanze Giulio Tremonti, non solo sarebbe dovuto essere l’ultimo, ma avrebbe dovuto sanare un malcostume italiano: nella realtà è si è verificato l’esattamente il contrario”.

Convegno: Lo spreco del suolo, quali azioni possiamo attivare?

Sabato 21 ottobre 2017  Ore 15:00

Sala convegni dell’ex Monastero di Valmarina

Sede del Parco dei Colli di Bergamo

Moderatore: Marco Ferri, avvocato

Angelo Colleoni, Vicepresidente del Parco Regionale dei Colli di Bergamo – Saluti istituzionali

Giovanna Previtali, Comitato Viviamo il Brembo di Bonate Sotto – Finalità del seminario

Matteo Rossi, Presidente della Provincia di Bergamo – Saluti Istituzionali

Davide Cornago, urbanista – I servizi ecosistemici del suolo. Gli obiettivi europei. La situazione per la Regione Lombardia

Paolo Assolari, Amici dell’Isolotto di Ponte San Pietro – Nuovi scenari per l’azione dei Comitati e Associazioni sui Piani di Governo del territorio e sul Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Bergamo

Domande e dibattito aperto a tutti

ABUSIVISMO: TORNA IL DDL FALANGA, L’INACCETTABILE LEGGE SALVA ABUSI

Torna in aula alla Camera, oggi pomeriggio, come secondo punto in discussione, il ddl Falanga, più che un provvedimento legislativo, un vero e proprio salvacondotto per i “ladri” di territorio, per gli speculatori che a dispetto della bellezza del nostro Paese fanno dell’abusivismo una regola. Tutto ciò mentre in Senato langue, nonostante la mobilitazione dell’opinione pubblica e del mondo associativo, la legge sul Consumo del suolo, una legge di cui il nostro Paese avrebbe un gran bisogno.

Il WWF chiede al Parlamento di mettere definitivamente la parola fine alla Falanga, una proposta di legge inaccettabile che costituisce di fatto una sorta di titolo abilitativo edilizio acquisito in capo a chi ha realizzato un edificio illegale e lo abita, spostando  per legge, in fondo alla lista degli ordini di demolizioni le case illegali stabilmente occupate.

“L’introduzione dell’abusivismo di necessità per giustificare questo intervento normativo è semplicemente incomprensibile: invece che puntare sulla legalità per tutelare il territorio e il capitale naturale di tutti gli italiani con in ddl Falanga si sceglie nella sostanza di legalizzare l’illegalità, e come se non bastasse rappresenta una minaccia alla sicurezza della collettività”. Dichiara la presidente del WWF Italia Donatella Bianchi che su Twitter ha definito il ddl Falanga uno “schiaffo all’ambiente e alla legalità”.

“Gli oltre 50 milioni di stranieri che ogni anno visitano l’Italia sono attirati dalle nostre bellezze, dal nostro paesaggio, dalla nostra natura e dalla nostra storia  – conclude Donatella Bianchi -. Possibile che, invece di tutelare questo patrimonio unico al mondo si apra la strada a questa ‘deturpazione di necessità’?”.

LO SPRECO DEL SUOLO: COSA POSSIAMO FARE?

Seminario di approfondimento sul consumo di suolo

 

Alla sala convegni dell’ex Monastero di Valmarina – sede del Parco dei Colli di Bergamo

sabato 21 ottobre 2017 alle ore 15:00

 

promosso da

“Amici Isolotto” “Altra Ponte” di Ponte San Pietro, “Viviamo il Brembo” di Bonate Sotto,  

 

Aderiscono (per ora):

“Curno per il parco del Brembo”, “Per la tutela dell’ambiente e della salute” di Bonate sopra/Presezzo, “Orizzonte Roncola” di Treviolo,“Monte Canto e del Bedesco”, Legambiente C.E.R.C.A. Filago, Salviamo il Paesaggio Isola Bergamasca, Amici delle Mura di Bergamo, Gruppo Artistico FARA di Bergamo, Italia Nostra Bergamo, Legambiente Bergamo, Associazione WWF Bergamo Brescia onlus

 

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