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Domenica 7 ottobre torna Urban Nature

L’evento nazionale WWF dedicato alla biodiversità in città nella seconda edizione punta sull’effetto ‘benessere’ della natura urbana sui più piccoli

L’elisir di buona salute per tutti noi, e in particolare per i più piccoli, è nascosto nel verde urbano: è questo il principio dal quale dovrebbe partire la progettazione delle nostre città per restituire agli abitanti la ‘biodiversità perduta’ e dare finalmente valore alla natura, soprattutto nelle metropoli. È lo spirito che anima URBAN NATURE 2018, la giornata autunnale, giunta alla sua seconda edizione, che il WWF organizza domenica 7 ottobre in tutta Italia con un grande coinvolgimento popolare e dedicata ad un nuovo modo di pensare gli spazi urbani. Urban Nature è patrocinato a livello nazionale dai Ministeri dell’Ambiente, dall’ANCI e dall’Assessorato alla Sostenibilità Ambientale del Comune di Roma. Si svolgerà in collaborazione con il MIUR (Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, l’Associazione Nazionale Musei Scientifici (ANMS) e l’Arma dei Carabinieri e vedrà la partecipazione dell’AGESCI. L’evento è inoltre supportato da Procter&Gamble Italia.

Quest’anno il WWF punterà i riflettori sugli effetti che provoca uno stile di vita condizionato dal vivere in un ambiente artificiale dove la natura e la salute vengono spesso al secondo posto e dove i più piccoli sono anche i più colpiti. Si proporranno anche  soluzioni, ideate soprattutto dai giovani,  per promuovere e proteggere la biodiversità in ambito urbano da rilanciare ad amministratori, comunità, cittadini, imprese, università e scuole.Sulla necessità di un cambiamento degli spazi urbani a favore della salute dei più piccoli anche la comunità medica è ormai concorde:“Le nostre città non sono progettate per i bambini. In media l’80% degli spazi pubblici urbani è occupato  dal traffico automobilistico, che ostacola la possibilità di movimento attivo dei bambini Ricorda il pediatra Giacomo Toffol, coordinatore del gruppo Ambiente&Salute dell’Associazione Culturale Pediatri  che spiega: “Le uniche isole tutelate sono i parchi urbani,  purtroppo insufficienti e spesso non curati. Tutti i bambini, e soprattutto quelli che vivono in condizioni sociali più svantaggiate, hanno però bisogno di un contatto costante con la natura per crescere in modo equilibrato. Svariati sono infatti gli studi che dimostrano che la disponibilità di spazi verdi nelle zone di residenza è fondamentale per garantire il loro benessere fisico, psichico e relazionale. Incrementare questa disponibilità significa quindi migliorare il benessere dei bambini”.

In occasione di Urban Nature il WWF lancerà un nuovo Report sul “BENESSERE E NATURA: CITTÀ VERDI A MISURA DI BAMBINO”, un panorama sul valore della natura per il benessere umano, in particolare nell’ambito urbano, sugli studi degli effetti della natura e in particolare del ‘verde in città’ sulla salute umana e sul Deficit di Natura legato allo stile di vita dei giovani abitanti delle metropoli. Per sottolineare l’importanza degli alberi ‘amici delle città’ il WWFha anche stilato una MAPPA delle 10 ‘funzioni principali’  che la natura urbana garantisce grazie alla presenza di parchi, ville e giardini pubblici e privati: dalla difesa dai picchi di calore dovuti al cambiamento climatico  all’estetica delle metropoli, dall’attrazione turistica all’aumento del valore immobiliare , tutti elementi fondamentali per il nostro benessere. Il Report è stato realizzato dal WWF in collaborazione con l’Associazione Italiana Studi sulla Qualità della Vita (AIQUAV) che riunisce i migliori esperti che si occupano del benessere e della qualità della vita e con il contributo dell’Associazione Culturale Pediatri(ACP).

L’EVENTO. Domenica 7 ottobre Urban Nature, giunto alla sua seconda edizione, animerà  circa 40 città italiane, piccole e grandi: l’invito ad un’intera giornata di festa della natura urbana è rivolto a famiglie, bambini, giovani, studenti, appassionati di natura e non, pubblico che frequenta i parchi, turisti e le tante comunità locali già attive da anni nelle aree urbane sul territorio in azioni concrete di difesa della natura.

LE CITTÀ DI “URBAN NATURE” sono oltre 40 tra cui Torino, Milano, Firenze, Bologna, Palermo, Catania, Napoli, Salerno, Bari, Trento, Venezia, Catanzaro, Padova, Pescara nelle quali si prevedono complessivamente circa 100 eventi. L’iniziativa sarà promossa all’interno di parchi Urbani, Oasi Urbane e Periurbane, Giardini e Orti condivisi, quartieri con spazi verdi diffusi etc, anche in collaborazione con l’Associazione Nazionale dei Musei Scientifici con la quale il WWF ha un Protocollo di intesa decennale e che sta promuovendo presso la sua rete di circa 200 Musei l’organizzazione di iniziative dedicate a scoprire la natura in città, dentro e fuori le strutture museali.

In  Provincia di Bergamo l’appuntamento è a Pontirolo Nuovo presso il Renovapark oasinaturalistica pontirolese dalle 14 alle 18. Durante tutto il pomeriggio: osservazioni naturalistiche nel parco, giochi all’aperto, mostra fotografica, presentazioni multimediali, laboratori artistici e realizzazione di nidi e mangiatoie, trucca-bimbi, merenda a base di miele del parco e caldarroste scoppiettanti sul falò. Alle 15,00 è in programma una caccia al tesoro. Per info cell 3478819234

In Provincia di Brescia l’appuntamento è nel Parco Ducos 2 in via del Piave a Brescia dalle 9,00 alle 12,00. Urban Nature è il nostro evento tutto dedicato alla Natura urbana attraverso il quale invitiamo tutti voi che abitate nelle città ad esplorare, conoscere e ‘ri-costruire’ la biodiversità delle metropoli italiane.

Durante l’evento nelle varie città si useranno anche APP gratuite sviluppate dal progetto europeo di citizen science CSMON-LIFE per scoprire e mappare le specie animali e vegetali osservate.

Per maggiori informazioni sull’evento e sulle iscrizioni wwf.it
Questa la mappa delle 1o funzioni degli alberi in città.Clicca per scaricare in alta definizione

Roma, 27 settembre 2018

IL SURRISCALDAMENTO GLOBALE E LO SCIOGLIMENTO DEI GHIACCIAI

di Graziella Valentina Savasta  | 29/08/2018

La Terra si sta riscaldando e i ghiacciai si stanno riducendo. Ciò costituisce un importante campanello d’allarme. La percentuale di scioglimento va tra il 3,5 e il 4,1% ogni dieci anni, infatti dal 2012 nella regione antartica, si è verificata una notevole riduzione della calotta ghiacciata. Qual è la causa di tutto questo?

Da alcuni anni, si parla di questa problematica, che presto o tardi, in un futuro non lontano non solo metterà a rischio l’incolumità di migliaia di specie animali (orsi polari, foche, pinguini, balene, ecc) che popolano le zone fredde e polari (Artide e Antartide), ma anche le risorse idriche di grandi aree. Il ghiaccio, una volta scioltosi per effetto dell’espansione termica, aumenta di volume e potrebbe sommergere le città e devastare l’agricoltura. Anche gli oceani dovranno far fronte a squilibri e le conseguenze del cambiamento hanno effetti sul krill, che è alla base della catena alimentare di molti animali marini. Nelle zone polari, la temperatura è aumentata notevolmente e la Terra attualmente è ricoperta solo dal 40% dei ghiacciai (regione artica, regione antartica, Groenlandia, Himalaya, Alaska e Patagonia).

Il WWF, durante un report ha mostrato quanto la situazione sia preoccupante e non da sottovalutare. Anche i ghiacciai alpini della regione Himalayana, hanno subito una riduzione, riducendosi del 75% e ciò causerebbe un’enorme scarsità di acqua che arriverà a coinvolgere almeno due miliardi di persone (Afghanistan, Pakistan, India, Cina, Nepal). La responsabilità va senza dubbio attribuita all’uomo, che con l’aumento della produzione di gas serra emessa nell’atmosfera (causati soprattutto dagli allevamenti intensivi, in cui viene prodotto gas metano) e le deforestazioni, ha provocato cambiamenti climatici non indifferenti. Se la quantità di gas serra dovesse continuare ad aumentare come negli ultimi decenni, c’è il rischio che la temperatura della Terra possa aumentare in media di 1,0 – 3,5°C. innalzamento-del-livello-del-mare

La criticità non è solo presente ai due poli della Terra, ma anche nei Paesi dell’Europa che si affacciano sull’oceano Atlantico, tra i quali Gran Bretagna, Irlanda e i Paesi più a nord come Finlandia, Norvegia, eccetera. I popoli indigeni (Yupik, Inuit e Sami) che vivono nella zona Artica, sono i più colpiti e ben presto potrebbero essere costretti a migrare verso altre regioni. Secondo gli scienziati, ogni chilogrammo di anidride carbonica emessa, potrebbe provocare lo scioglimento di 15 chilogrammi di ghiacciai, a lungo termine. In Antartide, la quantità di ghiaccio scioltasi in 25 anni, ammonta a tremila miliardi di tonnellate, secondo lo studio “Mass balance of the Antarctic Ice Sheet from 1992 to 2017″ effettuato dagli scienziati di quarantaquattro istituti di tutto il mondo. Se tutti i ghiacciai dovessero sciogliersi, il livello del mare salirebbe di circa 58 metri su scala globale, per questo studiare l’evoluzione della banchisa, è necessario per constatare i cambiamenti che si stanno verificando, anche se non è semplice da stabilire soprattutto per via delle condizioni climatiche. Nel Mar Glaciale Artico, l’aumento della temperatura oltre ad essere causata allo scioglimento della calotta, è anche dovuta ai raggi solari che penetrando nella superficie montagnosa, riscaldano ulteriormente la regione. Il report del National Snow and Ice Data Centre degli Stati Uniti ha mostrato che l’estensione dei ghiacci che ricoprono il Mar Glaciale Artico è pari a 11,1 milioni di chilometri quadrati, con la riduzione del 5% rispetto al 2004 e del 12% rispetto al valore di 12,7 milioni degli ultimi trent’anni. Stefano Aliani, ricercatore a capo del progetto strategico artico del CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche), sostiene invece che in Groenlandia lo scioglimento del ghiaccio non innalzerà il livello del mare, perché esso parte dell’oceano stesso e che assisteremo a un cambiamento climatico con conseguenze imprevedibili. È possibile fermare lo scioglimento? È possibile contribuire a fermarlo, adottando particolari accorgimenti. Acquistare cibi e prodotti a chilometro zero ed eco-sostenibili, potrebbe essere una delle soluzioni per ovviare al problema.

PLASTICA: WWF, MEDITERRANEO IN ‘TRAPPOLA’ UN MARE PICCOLO E SEMI-CHIUSO CON IL 7% DELLA MICROPLASTICA DISPERSA NEI MARI DEL MONDO

Nuovo Report del WWF fotografa gli effetti su specie e salute del consumo di plastica dei paesi europei per il bacino. Lanciata una petizione con 4 richieste alle istituzioni italiane 

CARTELLA MULTIMEDIALE CON FOTO E INFOGRAFICA

Prosegue il Tour in Italia “Spiagge Plasticfree. 

QUI gli appuntamenti

 

Nella Giornata degli Oceani volontari in azione di fronte la Riserva di Miramare a Trieste, il porto di Granatello a Napoli, l’oasi di Policoro in Basilicata, Saline Joniche e Praia a Mare in Calabria.

Un mare piccolo rispetto agli oceani, appena l’1% dei mari del mondo, con un’enorme biodiversità ma con una ‘impronta umana’ insostenibile se si considera l’inquinamento da plastica: nel bacino del Mediterraneo si concentra infatti il 7% della microplastica globale.

Il Mare Nostrum si sta trasformando in una pericolosa trappola per la plastica e l’impatto grava sulle specie marine e sulla salute umana, secondo quanto riportato dal nuovo report “Mediterraneo in trappola: salvare il mare dalla plastica” redatto dal WWF Italia e lanciato oggi a livello globale in occasione della Giornata Mondiale degli Oceani e nell’ambito della campagna WWF #GenerAzioneMare. L’allarme punta sugli effetti drammatici che l’eccessivo consumo di plastica, la cattiva gestione dei rifiuti e il turismo di massa stanno avendo su una delle macroregioni più visitate del mondo per la sua bellezza e peculiarità.

Il WWF sollecita governi, imprese e individui ad intraprendere azioni che possano ridurre significativamente l’inquinamento da plastica nelle città, negli ambienti marini e costieri sia nel Mediterraneo sia globalmente. A questo proposito il WWF ha lanciato una petizione su wwf.it/plastica con 4 richieste rivolte alle istituzioni italiane affinché premano perché venga alla luce al più presto la Direttiva europea che vieta 10 prodotti di plastica monouso; introducano una cauzione sugli imballaggi di plastica monouso; vietino l’uso di microplastiche in tutti i beni di consumo e i prodotti plastici non biodegradabili; finanzino la ricerca e il recupero delle reti da pesca di plastica fantasma, abbandonate in mare. L’auspicio del WWF è anche quello di un accordo internazionale giuridicamente vincolante per eliminare la dispersione di plastica negli oceani.

Donatella Bianchi, presidente del WWF Italia: “In Europa produciamo un enorme quantitativo di rifiuti plastici, di cui una parte consistente non viene correttamente smaltita. Il risultato è che centinaia di migliaia di tonnellate di rifiuti invadono ogni anno il Mediterraneo alterando pericolosamente gli equilibri ecosistemici e la biodiversità marina. La plastica è un nemico invasivo e spietato, difficile da quantificare e, quindi, da sconfiggere, e che ormai è entrato nella catena alimentare. Ad esempio, ogni singolo frammento di plastica può venire colonizzato da alghe, microrganismi e batteri, anche pericolosi come i vibrioni, tanto da creare un vero e proprio nuovo ecosistema chiamato ‘plastisfera’. Le plastiche del Mediterraneo trasportano tra le più alte concentrazioni di organismi diversi mai registrate capaci di avere forti impatti sugli habitat marini con cui entrano in contatto. L’ingente presenza di plastica oltre che per la biodiversità e la salute è una grave minaccia anche per importanti settori economici del Mediterraneo, soprattutto pesca e turismo. Il fenomeno costa al settore della pesca dell’Unione Europea circa 61,7 milioni di euro l’anno in quanto determina minori catture, e quindi le minori entrate, danni alle imbarcazioni e agli attrezzi da pesca, riduzione della domanda da parte dei consumatori preoccupati dalla presenza di plastica nelle carni del pesce. Non possiamo permettere che il Mediterraneo soffochi nella plastica. Abbiamo bisogno di azioni urgenti che coinvolgano tutta la catena di approvvigionamento per salvare i nostri mari da questa vera e propria invasione”.

L’INSOSTENIBILE IMPRONTA DELLA PLASTICA. Lungo le coste mediterranee vivono 150 milioni di persone, che producono tra i maggiori quantitativi di rifiuti solidi urbani pro capite, tra i 208 e i 760 kg l’anno. I turisti che ogni anno visitano il Mediterraneo generano un aumento del 40% dell’inquinamento estivo da plastica. I rifiuti plastici sono trasportati anche da fiumi come il Nilo, l’Ebro, il Rodano, il Po, i due fiumi turchi Ceyhan e Seyhan che sfociano tutti in mare dopo aver attraversato aree densamente popolate.

I grandi pezzi di plastica feriscono, strangolano e causano spesso la morte di animali come tartarughe marine e uccelli marini. Nel Mar Mediterraneo vivono 134 specie tra pesci, uccelli, tartarughe e mammiferi marini, tutti vittime dell’ingestione di plastica. Tutte le specie di tartarughe marine presenti nel bacino hanno ingerito plastica: in un esemplare sono stati trovati fino a 150 frammenti nello suo stomaco. Ma sono le microplastiche, frammenti più piccoli e insidiosi, che raggiungono nel Mediterraneo concentrazioni record di 1,25 milioni di frammenti per chilometro quadrato, quasi 4 volte superiori a quelle registrate nell’ “isola di plastica” del Pacifico settentrionale.

Eva Alessi, biologa e Responsabile Consumi sostenibili e Risorse Naturali di WWF Italia: “Le microplastiche, entrando nella catena alimentare,  minacciano un numero ancora maggiore di specie animali e mettono a rischio anche la salute umana. Inoltre la plastica galleggiante è una vera e propria spugna che assorbe  i contaminanti marini, come pesticidi e ftalati, che poi rilascia nello stomaco degli organismi che la ingeriscono. Il 78% di questi contaminanti è tossico, persistente e si accumula nei tessuti animali”.

La plastica rappresenta il 95% dei rifiuti in mare aperto, sui fondali e sulle spiagge del Mediterraneo e proviene principalmente da Turchia e Spagna, seguite da Italia, Egitto e Francia. Secondo quanto riportato nel report, tra le radici profonde dell’inquinamento da plastica ci sono ritardi e lacune nella gestione dei rifiuti nella gran parte dei paesi del Mediterraneo. Dei 27 milioni di tonnellate di rifiuti plastici prodotti ogni anno in Europa [1], solo un terzo è riciclato, mentre la metà in paesi come l’Italia, la Francia e la Spagna finisce ancora in discarica. È infatti ferma al 6% la domanda di plastica riciclata del mercato europeo.

John Tanzer, Leader del Programma Oceani del WWF Internazionale: “Gli effetti dell’inquinamento da plastica nel Mediterraneo si ripercuotono su tutto il Pianeta, causando seri problemi tanto alla natura quanto alla salute umana. Tutto cio’ avrà ripercussioni negative anche sulla percezione globale del Mediterraneo sia per il turismo sia per la qualità del pescato, mettendo a rischio le comunità locali che dipendono da questi settori per il loro sostentamento. Il problema della plastica è un sintomo del declino dello stato di salute del Mar Mediterraneo e deve servire da monito per un’azione urgente e concertata”.

Giuseppe Di Carlo, Direttore Mediterranean Marine Initiative del WWF: “L’inquinamento da plastica è troppo dilagante per essere risolto in un solo continente, da un solo governo o da un solo settore industriale. È solo attraverso un impegno diffuso e un’azione concertata che possiamo liberare gli oceani, i fiumi, le città e le nostre vite dalla plastica inutile”.

PROSEGUE IL TOUR SPIAGGE PLASTIC FREE. Il tour ‘Spiagge plastic-free’ del WWF Italia, per liberare le spiagge italiane dalla plastica, è partito domenica 3 giugno dalla Sicilia e oggi in occasione della Giornata degli Oceani toccherà i litorali della Riserva di Miramare a Trieste, il porto di Granatello a Napoli, l’Oasi di Policoro in Basilicata, Saline Joniche e Praia a Mare in Calabria. Si prosegue per tutto giugno con questo calendario: il 9 nelle spiagge di Rimini, Arbus in Sardegna,  Parco sommerso di Gaiola a Napoli e spiaggia di Pescara; il 10 a Torre Flavia nel Lazio, Oristano in Sardegna, spiaggia Marcelli nel Conero (Marche). Il 15 di nuovo in Campania nel Fiordo di Crapolla, il 16 a Torre Grande in Sardegna, il 17 a Palidoro nel Lazio e Punta del Serrone in Puglia, il 20 a Isola Capo Rizzuto in Calabria. Per iscriversi basta  scegliere la spiaggia sulla Mappa e inviare la propria adesione, tutto sul sito wwf.it/plasticfree. Ai primi 10 iscritti per ciascun evento organizzato dal WWF verrà consegnato il kit volontari (berretto, pettorina, volantini con le soluzioni possibili per ridurre la plastica nella vita quotidiana). Il Tour ha il sostegno di WIND che ha lanciato per l’occasione una speciale iniziativa dedicata ai suoi clienti e alla difesa della tartaruga marina Caretta caretta, vittima inconsapevole dell’inquinamento da plastica. Tutti coloro che sottoscriveranno l’opzione solidale “Wind e WWF per il Mediterraneo” sceglieranno infatti di donare 50 centesimi al mese al WWF, donazione che Wind raddoppierà. I fondi raccolti saranno interamente devoluti a sostegno del programma #GenerAzioneMare.

LANCIATA ANCHE  LA COMMUNITY “PLASTIC FREE”: Il WWF ha anche promosso un’attivazione collettiva spontanea da parte dei cittadini che, approfittando dei mesi estivi, potranno avviare iniziative  autonomamente iniziative di pulizia spiagge. Per aiutare a creare la propria Community Plastic Free il WWF ha preparato un Vademecum scaricabile sempre dal sito.

[1] Europa si riferisce qui a: EU-28, Norvegia e Svizzera.

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SCHEDA DATI 

L’Europa (EU-28, Norvegia e Svizzera) è il secondo maggiore produttore mondiale di plastica dopo la Cina. Questo determina che:

  • 27 milioni di tonnellate di rifiuti plastici prodotti ogni anno
  • Tra le 70 e le 130 mila tonnellate di microplastiche (frammenti più piccoli di 5 mm) e tra le 150 e le 500 mila tonnellate di macroplastiche (equivalenti a 66.000 camion dei rifiuti) finiscono ogni anno nel Mar Mediterraneo e nei mari d’Europa;
  • Il Mediterraneo rappresenta solo l’1% delle acque mondiali ma nelle sue acque si concentra il 7% della microplastica globale
  • Sulle coste del Mediterraneo vivono 150 milioni di persone, che producono tra i maggiori quantitativi di rifiuti solidi urbani pro capite, tra i 208 e i 760 kg l’anno. I turisti che ogni anno visitano il Mediterraneo generano un aumento del 40% dell’inquinamento estivo da plastica. I rifiuti plastici sono trasportati anche da fiumi come il Nilo, l’Ebro, il Rodano, il Po, i due fiumi turchi Ceyhan e Seyhan che sfociano tutti in mare dopo aver attraversato aree densamente popolate.
  • L’inquinamento da plastica costituisce una grave minaccia per importanti settori economici del Mediterraneo, soprattutto la pesca e il turismo. La presenza di plastica costa al settore della pesca dell’Unione Europea circa 61,7 milioni di euro l’anno in quanto determina minori catture (e quindi le minori entrate), danni alle imbarcazioni e agli attrezzi da pesca, riduzione della domanda da parte dei consumatori (preoccupati dalla presenza di plastica nelle carni del pesce).

Dati chiave su biodiversità e inquinamento da plastica:

  • 90% delle specie di uccelli marini del mondo presenta frammenti di plastica nello stomaco
  • Nel Mar Mediterraneo sono 134 le specie (pesci, uccelli, tartarughe e mammiferi marini) vittime dell’ingestione di plastica
  • Tutte le specie di tartarughe marine del Mediterraneo hanno ingerito plastica. In un esemplare sono stati trovati fino a 150 frammenti nello stomaco
  • La plastica in mare, inclusi i pellet, i frammenti anche microscopici, contiene di per sè additivi e in più assorbe dall’acqua altri contaminanti tra cui pesticidi, ftalati, PCB e bisfenolo A. Nel momento in cui i contaminanti della plastica entrano all’interno di un organismo vivente interferiscono con importanti processi biologici, causando danni epatici e alterando il sistema ormonale e riproduttivo.

Il plancton del Santuario Pelagos (nel Mediterraneo nord-occidentale) presenta elevati livelli di contaminanti in primis ftalati. Le balenottere comuni di quest’area hanno concentrazioni di ftalati 4-5 volte più alte che in altre aree.

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Roma, 8 giugno 2018

I nuovi volontari Pasturs

E’ terminato il corso di formazione, vi presentiamo i volontari di Pasturs 2018 pronti a raggiungere gli alpeggi delle Orobie!! Sono in totale 50 (35 “nuovi” volontari e 15 delle scorse edizioni).

I temi trattati dal corso di formazione sono stati diversi: dalla sicurezza sul lavoro all’orientamento in montagna, dalla zootecnia di montagna ai metodi di prevenzione per la riduzione dei possibili danni.

Abbiamo anche parlato di biodiversità, cani da guardiania, grandi carnivori (orso e lupo) e abbiamo organizzato dimostrazioni di montaggio e smontaggio di recinzioni elettrificate.

Un ringraziamento a tutti i relatori di Eliante, Coldiretti Bergamo, WWF Bergamo-Brescia, CPMA Circolo del Pastore Maremmano-Abruzzese.

Un particolare ringraziamento alla Riserva Naturale Oasi WWF – SIC / ZSC Valpredina – Misma per l’ospitalità del corso di formazione e per aver reso possibile la visione della liberazione di un magnifico esemplare di Biancone

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RISERVA NATURALE DI VALPREDINA, BLITZ ANTIBRACCONAGGIO, POLIZIA PROVINCIALE E GUARDIE VOLONTARIE WWF ITALIA, BRACCONIERI IN AREA PROTETTA, DENUNCIATI

Da troppo tempo impuniti, due cacciatori di Pradalunga, padre e figlio con regolare licenza di caccia, non si aspettavano di certo lo scorso venerdi sera di trovarsi di fronte gli Agenti della Polizia Provinciale di Bergamo e le Guardie venatorie/zoofile del WWF Italia, fianco a fianco in un servizio congiunto antibracconaggio appositamente predisposto.

Gli Agenti  appostati nel buio alle pendici del Monte Misma, intercettavano e bloccavano i bracconieri armati di fucili cal.12 caricati a pallettoni e con visore luminoso, mentre erano intenti a cacciare caprioli e cinghiali nella riserva naturale regionale e Oasi WWF di di Valpredina, tutelata anche come Oasi di Protezione della fauna istituita dalla Provincia di Bergamo, tra i comuni di Pradalunga e Cenate Sopra.

E’ grazie al regime di protezione di questi bellissimi boschi sulle pendici del Misma che infatti trovano rifugio centinaia di specie rare, tra cui gli animali liberati dopo le cure del C.R.A.S., centro di recupero degli animali selvatici feriti, gestito qui dal WWF.

Colti in flagranza di reato, i due uomini non potevano opporre resistenza.

Per appurare l’entità della condotta – insospettiti dalla sicurezza con cui i due bracconieri si erano mossi nella riserva naturale, che denotava conoscenza dei luoghi e dunque abitualità – gli Agenti si attivavano immediatamente per la perquisizione di una cascina poco lontano, da dove gli stessi erano giunti.

All’interno dell’edificio rurale, fucili e munizioni adatte ad abbattere avifauna protetta; tra l’altro le armi risultavano detenute senza le adeguate cautele di custodia.

Da lì la perquisizione  si spostava alle abitazioni dei due e alle relative pertinenze dove sono emersi  i frutti dei reati contestati: la pelle di una femmina di capriolo da poco scuoiata, crani e carne congelata di capriolo e cinghiale, oltre a 150 uccelli abbattuti tra i quali specie protette e particolarmente protette; gli accertamenti tecnici ancora in corso permetteranno di determinare compiutamente le specie a cui certamente appartengono (frosoni, fringuelli, pettirossi ecc.).

E’ inoltre emersa la detenzione illegale di munizionamento a palla (in quanto non denunciato) e la presenza di un fucile occultato sotto un tetto esterno all’abitazione.

Tutte le armi e il relativo munizionamento, la carne di ungulati e gli uccelli congelati sono stati sequestrati e messi a disposizione dell’Autorità Giudiziaria in relazione ai reati ipotizzati, che spaziano dall’introduzione di armi in area di riserva naturale, all’esercizio di caccia in zone di divieto, in giorno di silenzio venatorio e nelle ore notturne, arrivando alla detenzione illegale di munizioni e alla mancata custodia di armi da fuoco.

Gravissima la ferita inferta all’area protetta, si tratta di reati particolarmente gravi in materia di armi e di attività venatoria, ma grazie al blitz antibracconaggio le competenti Autorità di Pubblica Sicurezza – Questura e Prefettura – potrebbero emettere a carico dei due soggetti provvedimenti di diniego della licenza di caccia e di detenzione di armi e munizioni.

 “Ci costituiremo parte civile contro gli autori di questi veri e propri #criminidinatura, dichiara la Delegata per la Lombardia del WWF Italia, avv.Paola Brambilla, che  aggiunge

“… quanto scoperto dimostra che cacciatori e bracconieri spesso sono la stessa cosa: mi auguro che le Associazioni venatorie, in primis quelle bergamasche, condannino duramente i fatti, espellano i due e si costituiscano parte civile”.

Inoltre dichiara: “…quei cacciatori che vanno sotto il Pirellone a manifestare dicendo che loro votano e gli animali no, se sono come questi due il voto dovrebbero proprio vederselo revocare a vita…perché è degno di votare solo chi rispetta le leggi, dello Stato e della natura. Qui sono violate entrambe”.

Questi positivi risultati di contrasto ad attività illecite a danno della fauna e dell’ambiente si possono raggiungere quando i cittadini non restano indifferenti a ciò che accade al proprio territorio, operando attivamente con le Istituzioni.

E’ stata poi la proficua collaborazione tra il Nucleo Ittico Venatorio della Polizia Provinciale di Bergamo e le Guardie Volontarie WWF, che ha permesso la buona riuscita di questa operazione antibracconaggio, dimostrando – se ce ne fosse bisogno – che la professionalità ad oggi acquisita dal personale  di questo Servizio di Polizia Provinciale non deve essere disperso, o peggio ancora ulteriormente ridimensionato, da parte di Regione Lombardia.

Anche perché l’Unione Europea ha chiesto all’Italia l’adozione di un Piano d’azione contro il bracconaggio, che prevede anche il rafforzamento dei controlli, specie nelle aree protette.

27 novembre 2017

                                                     La Direzione

                                           Riserva Naturale SIC/ZSC

                                                Valpredina e Misma

 

Salvare animali a tu per tu coi pastori

Sta per finire il secondo anno del progetto Pasturs , qui di seguito riportiamo un articolo pubblicato sulla “Gazzetta di Modena” il 22 novembre in cui viene riportata la bellissima esperienza di una volontaria modenese, Cecilia Colavito che ha partecipato al progetto.

LA STORIA » UN PROGETTO IN COLLABORAZIONE CON IL WWF
Salvare animali a tu per tu coi pastori

L’esperienza di Cecilia Colavito che si è ritirata in montagna a stretto contatto con un gregge per difenderlo dai carnivori (di Laura Solieri)
MODENA
«Prima di questa esperienza, non sono mai riuscita a dedicarmi davvero al volontariato, ma ho scoperto che non è mai troppo tardi per iniziare, e che ci sono mille modi diversi per farlo, anche  impensati. Credo che questo sia l’insegnamento più prezioso che possa dare il volontariato. Che non si perde nulla a donarsi in modo disinteressato, si ricevono in cambio bellissimi e intensi momenti di vita».
Cecilia Colavito, 25 anni, di Modena, laureata in Beni Artistici e dello Spettacolo, racconta che l’arte è la sua grande passione con la quale
riempie anche il suo tempo libero e alla quale dà un grande valore, anche umano.
«Frequento infatti il corso di teatro presso il Teatro Nero di Modena e da anni suono nella banda giovanile Casual Band. Per queste attività, che richiedono tempo e dedizione, non ho mai fatto
esperienze di volontariato, prima della scorsa estate almeno».
Tra luglio e agosto 2017, Cecilia ha partecipato al Progetto Pasturs, un campo di volontariato nelle Alpi Orobie Bergamasche che l’ha portata a vivere a stretto contatto con il mondo dei pastori.
Il progetto è nato dalla cooperativa sociale Eliante di Bergamo, in collaborazione con il Wwf, con l’obiettivo di sensibilizzare sull’importanza della bio diversità, in relazione in particolare al ritorno sulle nostre montagne dei grandi carnivori, quali orso e
lupo, e facilitare la difficile convivenza fra pastori e predatori, attraverso opere di prevenzione contro i possibili attacchi che questi ultimi possono subire.
«Mi sono lanciata in questa avventura perché sentivo il bisogno e il  desiderio profondo di lasciare la città e di vivere un’esperienza a contatto con la natura – racconta Cecilia – Ho partecipato a un corso di formazione in Valpredina, oasi del Wwf in provincia di Bergamo e a luglio ho finalmente raggiunto Alpe Pre, e la famiglia di pastori che mi ha accolta come volontaria, per poi spostarmi e passare la seconda settimana del mio volontariato in Alpe Vodala. Là, immersa nella natura di luoghi meravigliosi, ho vissuto giornate davvero incredibili, dense di sensazioni».
Ogni mattina Cecilia raggiungeva con i pastori il gregge nel recinto per portarlo al pascolo.
«Trascorrevamo ore a vegliare gli animali, erano loro a dettare i ritmi della giornata, ritmi lenti e dilatati. L’ultima sera trascorsa in Alpe Pre ho condotto il gregge nel recinto per la prima volta da sola. Temevo davvero di non farcela e di disperdere tutto il gregge giù nella valle sottostante, e invece è stato davvero incredibile vedere le caprette e le pecore che mi seguivano docili e i cani da pastore che stavano al mio fianco senza alcun problema. Mai avrei pensato di riuscire a fare una cosa simile. Graziea questa esperienza di volontariato – conclude Cecilia – ho visto luoghi incantati, conosciuto
persone diverse, ognuna delle quali, a suo modo, mi ha insegnato qualcosa, ho imparato e scoperto tantissime cose, non soltanto
sul mondo della pastorizia, degli animali e della natura, ma anche su me stessa, i miei limiti e le mie capacità».

Domenica 15 ottobre “Urban Nature”

Domenica 15 ottobre

“URBAN NATURE”

CON IL WWF PER DARE SPAZIO ALLA BIODIVERSITÀ IN CITTÀ

A Bergamo zona Monterosso

PARCO GOISIS DALLE ORE 10:00

 

Parte il conto alla rovescia per la prima edizione. Ci sono iniziative già in 30 città italiane. evento Centrale a Villa borghese, il cuore verde di Roma, con visite guidate, caccia al tesoro e laboratori verdi.

Saranno decine le iniziative in tutta Italia, tra queste si ricordano Trieste, Bologna, Milano, Bergamo, Genova, Firenze, Perugia, Chieti, Rovigo, Napoli, Potenza, Catania, Palermo.

 

Generare un modo di pensare di spazi urbani dando più valore alla natura. Promuovere azioni virtuose da parte di amministratori, comunità, cittadini, imprese, università e scuole per proteggere e incrementare la biodiversità. Sono questi alcuni degli obiettivi di URBAN ACTION, l’iniziativa su tutto il territorio nazionale dedicata al WWF Italia alla natura urbana, in collaborazione con l’Associazione Nazionale Musei Scientifici (ANMS) e con CSMON-LIFE e che invita i cittadini a esplorare, conoscere e ricostruire (laddove sia assente o poco curata) la biodiversità delle metropoli.

Il WWF quest’anno inaugura così un nuovo appuntamento pensato per le città: l’invito è rivolto a famiglie, bambini, giovani, studenti universitari, appassionati di natura, pubblico che frequenti i parchi, turisti e le tante comunità locali già attive da anni sul territorio in azioni concrete di difesa della natura. Il contatto con il verde Urbano è, infatti, spesso l’unica occasione per vivere la natura nel quotidiano, per conoscere la biodiversità e per comprendere gli aspetti peculiari dei servizi della natura che rendono sostenibili i nostri spazi urbani.

Un ambiente Urbano in ‘buona salute’ è capace di ‘regalare’ bellezza, benessere, protezione, aria e acqua pulita e persino il cibo. Per questo è stato coniato anche il termine ‘città generose’: un esempio fra tutti il proliferare di orti urbani e giardini condivisi tra comunità, a dimostrazione che le nostre città rappresentano anche una fonte di cibo e sussistenza e di spazi per la socialità, lo scambio e l’accoglienza

 

A Bergamo, zona Monterosso, al parco Goisis alle ore 10:00 osservazioni naturalistiche, giochi, una Caccia al tesoro ‘virtuale’ a squadre, un evento di Citizen Science con la ricerca di 10 specie comuni, specie rare e anche altri “simboli” come “animali e piante di pietra e nei dipinti” che fanno emergere quanto sia profondo, centrale e culturale il nostro rapporto con la natura. Verrà realizzata attraverso un’App gratuita sviluppata nell’ambito del progetto europeo CSMON-LIFE (con capofila l’Università di Trieste), partner dell’evento, strumento che permetterà di divulgare a fine evento una mappa nazionale della biodiversità in città rilevata direttamente dai cittadini. I vincitori delle “cacce al tesoro” organizzate nelle città italiane partecipanti riceveranno un bellissimo premio. le iscrizioni sono gratuite e saranno aperte a partire dalla prossima settimana su wwf.it.

CITTÀ “BIODIVERSE”. la natura negli spazi cittadini si nasconde ovunque, non solo nei parchi urbani, ma anche nelle piazze, nei giardini di scuola, sui ruderi o sui tetti delle stazioni, nei giardini condivisi fino al balcone di casa. la fauna degli spazi urbanI e ricchissima: dai rondoni, grandi mangiatori di insetti ai falchi come il gheppio o il falco pellegrino, e poi volpi scoiattoli, ricci, pipistrelli, farfalle e coccinelle. Un vero e proprio caleidoscopio di animali cittadini che beneficiano di spazi verdi o di piccoli anfratti nascosti. Ma la biodiversità della città è soprattutto legata alla vegetazione presente, alberi e arbusti, persino alberi monumentali che rigenerano ogni giorno l’aria che respiriamo.

Per maggiori informazioni sull’evento nazionale: www.wwf.it

 

Per informazioni locali:

WWF BERGAMO BRESCIA – tel. Sede operativa 035.956140

Scarica il programma dell’evento in PDF_

WWF: UN’INTESA PER UN’AGRICOLTURA AMICA DELLA NATURA

PROTOCOLLO TRA MIPAAF E WWF

WWF: UN’INTESA PER UN’AGRICOLTURA AMICA DELLA NATURA

214MILA LE AZIENDE ITALIANE ALL’INTERNO DELLA RETE NATURA 2000

Cartella con le foto della firma del protocollo

Oltre 214mila aziende agricole italiane che insistono nei territori della rete Natura 2000 (15% del totale delle 1.471.185 aziende attive oggi in Italia), diventeranno presìdi per la tutela attiva del capitale naturale del nostro Paese. È questo l’impegno assunto oggi con il Protocollo d’Intesa per una “agricoltura amica della natura” tra Mipaaf e WWF, sottoscritto oggi dal ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali Maurizio Martina e dalla presidente del WWF Italia, Donatella Bianchi

Il Protocollo d’Intesa definisce gli ambiti di una collaborazione per la conservazione della natura nei territori rurali, tra il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali che, in coerenza con la Politica Agricola Comune (PAC), è uno dei principali soggetti istituzionali che investe nella tutela e gestione della biodiversità a partire dalla Rete Natura 2000, e il WWF Italia, l’Associazione che sulle politiche attive per conservare e valorizzare il capitale naturale è leader nel Mondo e nel nostro Paese.

Sono esattamente 214.535 – per un totale di 2.731.829 ettari di SAT (Superficie Agricola Totale), corrispondenti al 16% della SAT nazionale complessiva e di 1.567.808 ettari di SAU (Superficie Agricola Utilizzata), corrispondenti al 13% della SAU nazionale complessiva –  le aziende agricole, distribuite all’interno dei 2.321 siti della Rete Natura 2000 in Italia, che possono agire in difesa della natura, utilizzando anche i finanziamenti previsti dal II° Pilastro della PAC. Di queste: 43.850 (12%) sono localizzate al Nord, 50.353 nel centro Italia (22%), 82.515 nel sud Italia (13%) e 37.817 nelle isole maggiori, Sardegna e Sicilia (15%). La Rete Natura 2000 è costituita dai Siti di Interesse Comunitario (SIC), identificati dagli Stati Membri secondo quanto stabilito dalla Direttiva 92/43/CEE “Habitat” e da Zone di Protezione Speciale (ZPS), istituite ai sensi della Direttiva 2009/147/CE “Uccelli” per la conservazione degli uccelli selvatici.

Questo inedito screening presentato oggi, è il primo risultato di un confronto tecnico-scientifico ed istituzionale tra il WWF e gli uffici e le direzioni competenti del Mipaaf, avviato nel 2014 che, anche grazie alla collaborazione con il Centro di Politiche e Bioeconomia del CREA (Consiglio per la ricerca in Agricoltura e l’analisi dell’economia agraria) ed il Sistema Informativo Agricolo Nazionale dell’Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura (SIN-Agea). Grazie a questo confronto oggi siamo in grado di avere un quadro di quante sono le aziende agricole presenti all’interno dei siti della Rete Natura 2000, che costituisce il principale strumento della politica dell’Unione Europea per la conservazione della biodiversità.

Il Protocollo d’Intesa tra Mipaaf e WWF Italia vuole essere, quindi, un contributo concreto ed operativo a supporto di una agricoltura più sostenibile, amica della natura, e si pone a questo scopo quattro obiettivi: 1.  sviluppare per il periodo di programmazione 2014-2020 dei fondi PAC una valutazione dei risultati conseguiti dalle Regioni, attraverso i Programmi per lo Sviluppo Rurale (PSR), per migliorare la tutela della rete Natura 2000; 2. individuare e promuovere forme di valorizzazione e riconoscimento delle imprese agricole impegnate in attività di conservazione e gestione del capitale naturale; 3. favorire la diffusione di modalità innovative di utilizzo delle misure agro-climatiche-ambientali presenti nella PAC 2014-2020; 4. monitorare, promuovere e accompagnare i PSR, identificando le attività più innovative messe in campo dalle Regioni.

“Le prospettive di crescita demografica al 2050 comporteranno una crescente richiesta di cibo. Per sfamare 9 miliardi di persone, restando entro i limiti di sfruttamento delle risorse del pianeta, agricoltura e pesca dovranno essere sempre più sostenibili e sani. Sarà fondamentale quindi replicare modelli virtuosi capaci di coniugare produzione e rispetto dell’ambiente”. Ha dichiarato la presidente del WWF Italia Donatella Bianchi durante la cerimonia della firma del Protocollo di intesa tra il ministero delle Politiche agricole alimentati e forestali.

“L’Italia vanta già un numero considerevole di aziende agricole ‘amiche della natura’ dove i coltivatori svolgono l’importante ruolo di ‘custodi della biodiversità’, la collaborazione con il Mipaaf rappresenta quindi per noi del WWF,  un passo importante nel complesso processo di tutela attiva della natura, come richiesto dalle Direttive europee “Habitat” e Uccelli”, naturale evoluzione di un’attenzione al rapporto tra conservazione della natura e agroecosistemi che l’Associazione ha avviato sin dal 1966, anno della sua nascita, e concretizzata nel tempo con l’esperienza di “Terre dell’Oasi”, il primo progetto nazionale di filiera delle produzioni agricole all’interno dei siti Natura 2000 (promosso dal WWF Italia insieme alla Società Oasi e Legacoop), e con numerose esperienze di agricoltura sociale realizzate nelle Oasi, Riserve naturali e Centri di Educazione Ambientale gestiti dall’Associazione (sono 78 i Siti di Interesse Comunitario e 44 le Zone di Protezione Speciale della Rete Natura 2000 presenti nelle 110 Oasi del WWF)”.

 

Roma, 4 ottobre 2017

 

Ufficio Stampa WWF Italia

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Orso in Trentino: WWF, necessario capire bene la dinamica accaduto

VICINI ALL’UOMO FERITO A CUI SI AUGURA UNA PRONTA GUARIGIONE

Il WWF esprime tutta la sua vicinanza all’uomo ferito in Trentino ed è in attesa di apprendere maggiori dettagli sulle dinamiche dell’accaduto. È, infatti, necessario capire meglio cosa è successo: se l’aggressione, per fortuna con conseguenze non gravi, sia stata innescata da un comportamento inavvertitamente inopportuno da parte dell’uomo o del suo cane.
Nel caso si dovesse trattare, invece, di un orso effettivamente problematico, i cui comportamenti esulano ripetutamente da quelli considerati normali per la specie, potrebbe essere opportuno applicare i protocolli previsti dal piano d’azione per la conservazione dell’orso bruno sulle Alpi (PACOBACE). La convivenza è sempre possibile, con gli opportuni accorgimenti.
È necessario fare un grande lavoro per rendere ancora più consapevoli le persone che ad ogni titolo frequentano le aree abitate da orsi per garantire loro la massima sicurezza e minimizzare il disturbo ai plantigradi. Proprio per questo scopo il WWF ha pubblicato nelle scorse settimane un vademecum “Cosa fare se si incontra un orso”.

Cose da fare (e da non fare!) se si incontra un orso.
1. Se volete evitare di incontrare un orso sul vostro cammino, è sufficiente parlare o produrre rumori in modo che l’animale percepisca la vostra presenza con largo anticipo e si allontani.
2. Se avete la fortuna di intravedere l’orso in lontananza, arrestatevi e rimanete fermi ad osservarlo. Non avvicinatevi mai a meno di 100 metri di distanza.
3. In particolare non avvicinatevi mai a cuccioli di orso, ma anzi allontanatevene subito perché la loro madre dovrebbe essere vicina e può reagire se immagina i suoi piccoli in pericolo, come farebbe qualsiasi madre anche della nostra specie.
4. Non avvicinatevi mai a una tana di orso e tantomeno tentate di entrarvi.
5. Se vi doveste imbattere improvvisamente in un orso a distanza ridotta, mantenete la calma e non urlate, ma parlate per farvi riconoscere. Se l’orso rimane fermo, allontanatevi con calma, indietreggiando o muovendovi lateralmente. Se l’orso dovesse seguirvi, fermatevi e mantenete la vostra posizione. Non lanciate contro l’animale pietre o bastoni, non scappate di corsa e non arrampicatevi su un albero.
6. È molto improbabile che l’orso vi attacchi ma se nonostante tutto dovesse farlo, rimanete immobili: con grande probabilità l’orso si fermerà vicino a voi senza alcun contatto fisico. Se l’attacco dovesse arrivare al contatto, distendetevi a terra a faccia in giù, coprendovi il collo con le mani. Rialzatevi solo quando l’orso non sarà più nei paraggi e segnalate l’accaduto al Parco e ai Carabinieri-Forestali.
7. Se passeggiate con il vostro cane nell’habitat del plantigrado, tenetelo al guinzaglio per evitare che si avvicini a un orso, disturbandolo o attaccandolo, ma anche che lo conduca verso di voi se dovesse tornare indietro in cerca di protezione.
8. Non date mai da mangiare ad animali selvatici e non abbandonate mai cibo e altri rifiuti organici nel bosco e nelle sue vicinanze, né nei pressi di rifugi. Tutti i rifiuti devono essere riportati a casa, oppure depositati in bidoni della spazzatura non accessibili alla fauna. È molto importante che gli orsi non associno fonti alimentari con la presenza umana, perché questo accentuerebbe i conflitti tra le due specie.
Roma, 23 luglio 2017

Wwf ItaliaUfficio Stampa WWF Italia
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CINTURE VERDI AREE PROTETTE E VALORIZZAZIONE DEI PAESAGGI DI FRANGIA URBANI – convegno 14 Luglio

Convegno

14 luglio 2017, ex-Monastero di Valmarina

9:00 – 17:00

Ha ancora senso occuparsi di aree regionali protette?

che ruolo possono avere le aree protette in relazione allo sviluppo urbanistico contemporaneo?

In che modo i cambiamenti vengono affrontati nelle aree protette del resto del mondo?

                    


Obiettivo del convegno è stimolare la riflessione sul ruolo delle aree protette nel XXI secolo, con particolare riferimento ai parchi regionali aventi strette connessioni con le realtà urbane. Sono trascorsi oltre quarant’anni dall’epoca dell’istituzione dei primi parchi regionali in Lombardia e nel frattempo molti dei paradigmi sui quali si fondava il loro ruolo sono mutati. Ha ancora senso occuparsi di aree regionali protette in una società dove i temi dell’ambiente paiono ormai acquisiti nella cultura collettiva? Che ruolo possono avere le aree protette in relazione ad uno sviluppo urbanistico assai diverso rispetto a quello degli anni Settanta-Ottanta del secolo scorso? In che modo tali cambiamenti vengono affrontati nel resto del mondo? La necessità di occuparsi della conservazione dei beni naturali e culturali nonché dell’ambiente e dei paesaggi non è affatto superata. Ciò che occorre è una rinnovata capacità di lettura dei fenomeni e degli effetti da questi determinati, che consenta anche di cogliere il valore dell’insieme invece che delle singole componenti del paesaggio. Inoltre, sempre di più, lo sviluppo territoriale è connesso alla qualità piuttosto che alla crescita quantitativa, e coincide quindi con la ricerca di coerenza con il valore dei luoghi, dei contesti di vita. Il Parco dei Colli di Bergamo sta oggi affrontando nuove sfide, riguardanti in primo luogo il superamento della separazione fra pianificazione urbanistica, pianificazione ambientale e pianificazione del paesaggio: occorre dunque ripartire dal progetto del territorio non costruito per recuperare le profonde relazioni con l’insieme del patrimonio storico-culturale, così diffuso e articolato. Entro tali considerazioni si innestano le progettualità locali: dalla cintura verde cittadina alle proposte di ricucitura e riqualificazione delle periferie, sino alla riconsiderazione del rapporto tra parco e città, soprattutto entro gli spazi porosi di quest’ultima.

Le esperienze maturate in questi anni dai parchi naturali regionali francesi e spagnoli e, oltre l’Europa, da casi esemplificativi come Singapore o gli Stati Uniti, possono aiutare a cogliere questi nuovi paradigmi e fornire un utile scambio di informazioni per meglio affrontare le sfide del domani.

Programma

Il convegno è strutturato in due sessioni all’interno delle quali verranno presentate alcune esperienze significative. In particolare, la sessione mattutina sarà dedicata al confronto tra scenari ed esperienze, con i casi del Parco dei Colli di Bergamo, dei parchi francesi e spagnoli e con due casi extra-europei, Singapore e Stati Uniti. A seguire, una tavola rotonda restituirà, attraverso i punti di vista degli amministratori locali, un contributo per meglio definire e arricchire le traiettorie future che interessano l’area della Grande Bergamo, nei suoi aspetti ambientali e paesaggistici.

 

Sessione mattutina

SCENARI, ESPERIENZE, AZIONI

9:00-9:15 – Renato Ferlinghetti, Consigliere del Parco Regionale dei Colli di Bergamo, CST Università degli Studi di Bergamo : “Il Parco dei Colli di Bergamo, un percorso di successo”

9:15-9:30 – Giorgio Gori, Sindaco del Comune di Bergamo: “La cintura verde a sud di Bergamo: un’opportunità per la città”

9:30-9:45 – Remo Morzenti Pellegrini, Magnifico Rettore dell’Università degli Studi di Bergamo: “L’osservatorio internazionale di studi sul paesaggio e sul giardino, un contributo dell’Università di Bergamo al riconoscimento dei valori dei paesaggi”

9:45-10:00 – Claudia Maria Terzi, Assessore, Energia e Sviluppo Sostenibile di Regione Lombardia: “La riforma delle aree protette, le prospettive ambientali per la città diffusa”

10:00-10:50 – Moris Lorenzi, CST Università degli Studi di Bergamo: “Le esperienze di riqualificazione degli spazi periurbani in Francia e Spagna”

10:50-11:20 – Luis Andrés Orive, Responsabile del Centro Ricerca Ambientale di Vitoria-Gasteiz: “Il caso dell’Anillo Verde (cintura verde) di Vitoria-Gasteiz”

11:20 – 11:35 – Coffee break

11:35-11:55 Renato Ferlinghetti, Consigliere del Parco Regionale dei Colli di Bergamo, CST Università degli Studi di Bergamo:”Singapore, città giardino”

11:55-12:20 Margherita Cisani, CST Università degli Studi di Bergamo: “I parchi americani tra wilderness e urbanità”

A seguire, light lunch

 

Sessione pomeridiana

LE PROSPETTIVE DEL PARCO DEI COLLI DI BERGAMO

14:00-14:15 Oscar Locatelli, Presidente del Parco Regionale dei Colli di Bergamo: “Il Parco dei Colli di Bergamo, le sfide dei prossimi anni”

14:15-14:45 Raffaella Gambino, Francesca Caironi, Pierluigi Rottini, Parco Regionale dei Colli di Bergamo: “Il nuovo ‘disegno’ del Parco dei Colli di Bergamo”

14:45-16:00  “Il Parco visto dal territorio: la prospettiva degli amministratori locali” Tavola rotonda con i membri della Comunità del Parco (Presidente della Provincia di Bergamo, Sindaci dei Comuni del Parco) Discussant: Moris Lorenzi, CST Università degli Studi di Bergamo

16:00-16:30  Conclusioni

Angelo Colleoni, Consigliere del Parco Regionale dei Colli di Bergamo Fulvio Adobati, CST Università degli Studi di Bergamo

 

Con la collaborazione di:

                        

Scarica il volantino del convegno