renature italy – rigeneriamo la natura d’italia

Ripristinare 350 milioni di ettari di foreste l’anno entro il 2030 potrebbe generare benefici per 170 mld di dollari l’anno

Secondo il nuovo report della campagna ReNature Italy WWF “Valore Natura” le soluzioni basate sulla natura potrebbero avere un ruolo cruciale nella lotta alla crisi climatica, generare vantaggi economici e creare nuovi posti di lavoro

Link alla pagina web di campagna >>

Una diffusa azione di rinaturazione (ricostruzione e rigenerazione dei sistemi naturali che abbiamo distrutto) e la gestione sostenibile degli ecosistemi non solo rappresentano la giusta direzione per un mondo post-COVID, ma sono anche strumenti cruciali nella lotta alla crisi climatica, capaci di garantire notevoli vantaggi economici e creare nuove professionalità.

A mostrarlo il nuovo report WWF “Valore Natura”, realizzato all’interno della campagna ReNature Italy e lanciato in vista del 3 marzo, Giornata Mondiale della Fauna Selvatica (World Wildlife Day) istituita dalle Nazioni Unite nel 2013 e quest’anno dedicata a foreste e mezzi di sostentamento per le persone e per il pianeta (“Forests and Livelihoods: Sustaining People and Planet”).

( Il video è stato realizzato dall’agenzia HEADS, il WWF ringrazia Luca Ward per la sua cortese collaborazione)

In 50 anni a livello globale abbiamo assistito al declino, in media, del 68% delle popolazioni di vertebrati (Living Planet Report 2020); un territorio grande come 20 volte la superficie della Francia è stato completamente degradato (OECD 2019); in Europa, l’81% degli habitat tutelati dall’omonima Direttiva si trova in uno stato di conservazione inadeguato (EEA 2020). E purtroppo – come avverte l’OMS – continuare a danneggiare la biodiversità potrà avere conseguenze negative sulla nostra salute, ancora più significative di quelle che già stiamo vivendo. Ma premere il tasto Rewind e ricostruire quello che abbiamo perduto in parte è ancora possibile.

I servizi essenziali garantiti dagli ecosistemi come foreste, praterie e zone umide includono la produzione di ossigeno e acqua potabile, la riduzione degli inquinanti in atmosfera, nelle acque e nei suoli, la disponibilità di materie prime naturali nonché medicinali e principi utili alla ricerca biomedica. Questi servizi hanno, poi, un ruolo centrale nella mitigazione del riscaldamento globale. Recenti ricerche dimostrano, infatti, come le cosiddette soluzioni basate sulla natura- tra cui il ripristino di foreste naturali, torbiere, mangrovieti e il recupero degli ecosistemi acquatici e marini- contribuirebbero a più di un terzo degli sforzi necessari per mitigare il cambiamento climatico entro il 2030 e abbatterebbero le emissioni di CO2 totali di oltre 10 miliardi di tonnellate l’anno, l’equivalente delle emissioni attuali combinate di Stati Uniti e Unione Europea. Un contenimento che equivarrebbe alla chiusura di più di 2.800 centrali a carbone e che si affiancherebbe all’attuale servizio di assorbimento di carbonio fornito dagli ecosistemi intatti, che già assorbono più del 25% delle emissioni di gas serra provocate dall’uomo (TNC, 2020).

Investire in rinaturazione significa anche generare vantaggi economici e sociali non indifferenti. Secondo l’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione Economica Europea), ogni anno i sistemi naturali del Pianeta forniscono benefici al genere umano (servizi ecosistemici) valutabili tra i 125 e i 140mila miliardi di dollari -una volta e mezzo il prodotto interno lordo globale – e alcuni studi di Nature4Climate – (iniziativa sostenuta da una coalizione che include UNEP, UNDP e WWF) affermano che per ogni dollaro speso in rinaturazione si prevede un ritorno economico di almeno 9 dollari (che in alcuni casi può arrivare anche a 30).

Rinaturando almeno 350 milioni di ettari di foreste entro il 2030 si potrebbe generare un beneficio economico netto pari a circa 170 miliardi di dollari l’anno (circa 140 miliardi di euro), considerando la protezione dei bacini idrici, l’incremento della produttività agricola, nonché i vantaggi in termini di mitigazione dei cambiamenti climatici grazie al sequestro di oltre 5 miliardi di tonnellate di CO2 l’anno. Solo negli Stati Uniti, la rinaturazione è un’industria da 9,5 miliardi di dollari che impiega 126.000 persone e genera indirettamente 15 miliardi di dollari e 95.000 ulteriori posti di lavoro. Nei Paesi in via di sviluppo, gli investimenti in restauro ambientale possono creare nuovi flussi di reddito, compreso l’utilizzo di legname raccolto in modo sostenibile e le entrate provenienti dal settore ecoturistico. Una ricerca sviluppata da The Global Commission On The Economy And Climate, poi, rileva che il ripristino del 12% dei terreni agricoli degradati potrebbe aumentare i redditi dei piccoli proprietari terrieri per un totale di 35-40 miliardi di dollari l’anno e sfamare oltre 200 milioni di persone ogni anno entro 15 anni.

La campagna ReNature Italy del WWF, fra le numerose azioni, prevede interventi di rinaturazione nelle sue 100 Oasi e in particolare in un ampio tratto del fiume Po. Ripristinare i servizi ecosistemici garantiti da questo importante bacino, come la regolazione del ciclo idrologico, la depurazione delle acque e il trattamento di quelle reflue, il controllo dell’erosione, la formazione di corridoi ecologici, la fornitura di materiali come sabbia, ghiaia e argilla produrrebbe un valore economico contenuto in un range tra i 218 milioni e i 402 milioni di euro, senza contare i benefici per le attività turistiche e ricreative, il valore della biodiversità e il ruolo di corridoio ecologico del Po.

Le richieste WWF
In Europa, gli eventi atmosferici estremi causati dalla crisi climatica sono sempre più frequenti e generano una perdita economica di circa 12 miliardi di euro l’anno, ma l’attenzione alla transizione verde è testimoniata sia dall’Europan Green Deal sia dallo strumento Next Generation EU che permette di finanziare i Piani Nazionali per la Ripresa e la Resilienza. Implementare soluzioni basate sulla natura su scala più ampia contribuirebbe a raggiungere obiettivi del Green Deal, per questo il WWF chiede all’UE il ripristino di almeno il 15% delle aree sia terrestri sia marine, pari ad almeno 650.000 chilometri quadrati di terre emerse e almeno 1.000.000 di chilometri quadrati di superficie marina. All’interno di questo obiettivo, la Commissione deve anche impegnarsi a ripristinare il flusso libero su almeno 25.000 chilometri di fiumi mirando a restituire al 15% dei fiumi la loro continuità nel 2030, attraverso la rimozione delle barriere e il ripristino delle pianure alluvionali, e stabilire un obiettivo sulla rimozione di CO2 attraverso i serbatoi naturali del carbonio, come obiettivo separato da quello sulla riduzione delle emissioni dell’UE per il 2030.

L’Italia deve dimostrarsi all’altezza della sfida a cominciare dalla revisione alla proposta di PNRR che, così come richiesto a livello europeo, dovrà prevedere che almeno il 37% delle risorse stanziate vadano ad azioni per il clima e la biodiversità; Il governo, inoltre, dovrà superare i limiti dell’attuale impostazione del PNRR che non individua né risorse, né strumenti dedicati specificatamente alla riqualificazione e resilienza del nostro patrimonio naturale, per tutelare e valorizzare la nostra biodiversità (tra le più ricche d’Europa). Abbiamo bisogno di un Grande Piano per riqualificare la natura d’Italia, per tutelare le aree di maggior pregio naturalistico del nostro Paese, favorire la resilienza degli ecosistemi e le connessioni ecologiche. Un Piano che consenta di fermare e invertire la curva della perdita di biodiversità terrestre e marina e introduca, nel contempo, elementi di sostenibilità e di qualità in settori importanti per il rilancio dell’Italia, quali quello turistico, forestale, agricolo e della pesca.

Casi emblematici
Dalle paludi dell’Estonia alle foreste della Grecia esistono già alcuni esempi europei, dove attività di rinaturazione hanno portato una moltitudine di vantaggi per le comunità locali, la biodiversità e il clima. Grazie al progetto LIFE Mires Estonia sono stati selezionati 7.640 ettari per il ripristino di zone umide gravemente alterate da bonifiche per scopi agricoli, per attività di silvicoltura e per l’estrazione della torba. Mentre il restauro forestale del monte Parnete in Grecia- colpito gravemente dagli incendi nel 2007- è avvenuto anche grazie alla mobilitazione di migliaia di persone e ha permesso di rigenerare 1.374 ettari, e ha fatto tornare in vita questo scrigno di natura e simbolo per la comunità. Ma anche in Italia, progetti piccoli e grandi con il LIFE FORESTALL, nell’Oasi WWF di Valle Averto, nella Laguna di Venezia, stanno riportando alla vita habitat prioritari a beneficio della biodiversità e delle persone. 

IL WWF INVIA AL GOVERNO UN DOCUMENTO CON SCELTE STRATEGICHE

IN CAMPO 50 PROPOSTE PER L’ITALIA CHE VERRÀ: RILANCIO ECONOMICO E SOSTENIBILITÀ DEVONO STARE INSIEME

Il WWF ha inviato al governo 50 idee, 50 proposte concrete e sfidanti per far sì che la sostenibilità ambientale, la decarbonizzazione e l’economia circolare siano al centro del Piano di rilancio del Paese, che verrà definito a settembre di quest’annocosì come annunciato dal ministro dell’Economia e delle Finanze, Roberto Gualtieri.  Gli interventi per migliorare l’innovazione, l’efficienza e l’efficacia del nostro sistema economico e produttivo non possono che essere coerenti e conseguenti con le scelte del Green Deal: scelte che qualificano e costituiscono la sfida competitiva dell’Italia per garantire un futuro anche su scala globale in tutti i settori di intervento.

Le straordinarie risorse pubbliche in campo per il rilancio dell’Italia e dell’Europa, costituiscono un’occasione imperdibile, per dare subito concretezza a nuove politiche e strumenti di sostenibilità ambientale e sociale.

Il WWF ricorda al governo che nell’impostare e realizzare il quadro di interventi per il risanamento e il rilancio del Paese si debba dedicare attenzione: più cha a ulteriori semplificazioni (già introdotte, tra l’altro, dalla cosiddetta Riforma Madia nel 2019 e dal decreto Sblocca Cantieri nel 2019), alla razionalizzazione e non duplicazione delle procedure amministrative; nel definire quali siano gli interventi prioritari di interesse nazionale all’utilità sociale e ambientale degli stessi, oltre che alla comprovata redditività degli stessi; nel realizzare qualsiasi intervento sul territorio (che siano le infrastrutture prioritarie o ulteriori edificazioni su scala comunale) avere come prescrizione il saldo zero di consumo di suolo.

“Il Mondo che Verrà nasce ora – Scelte sostenibili al centro del rilancio del Paese” è, il titolo del documento elaborato dal WWF, che è parte della grande campagna di consultazione lanciata dal WWF su wwf.it e che è stato trasmesso oggi al Governo, con 50 proposte innovative per il rilancio del Paese che vogliono, nella declinazione di ben 18 campi di intervento proporre: scelte energetiche per l’uscita dai combustibili fossili; strumenti per mettere in sicurezza il capitale naturale del Paese; tutelare il nostro Pianeta Blu, il nostro mare; favorire il processo di selezione delle grandi opere pubbliche; definire le priorità nel settore dei trasporti; muoversi bene nella città diffusa; progettare città resilienti; risanare e recuperare le grandi aree inquinate; realizzare  un turismo sostenibile  in grado di valorizzare ricchezza naturalistica e paesaggistica del Paese; rendere possibile un’agricoltura sostenibile; mettere in sicurezza il territorio; gestire responsabilmente il nostro patrimonio forestale; impostare una nuova politica industriale; favorire l’economia circolare in tempi di crisi; ridurre la servitù dalla plastica; pensare ad un ruolo virtuoso della Pubblica Amministrazione; spendere di più e meglio per in R&S per lo Sviluppo Sostenibile; assegnare un ruolo dinamico alla scuola.

Proposte con le quali si chiede di passare dalle parole ai fatti rispetto agli obiettivi e agli strumento già individuati dalla Commissione Europea e dal Governo italiano per favorire la riconversione dei nostri modelli economici  e produttivi previsti dalla quarta rivoluzione industriale, declinati nel Green Deal europeo e italiano,  che deve essere orientato, secondo quanto giustamente, ad esempio, sostenuto nel DEF 2020, a incentivare“gli investimenti volti a promuovere forme di economia circolare e a favorire la transizione ecologicaaumentando la competitività e la resilienza dei sistemi produttivi a shock ambientalie di salute e perseguendo con fermezza politiche di contrasto ai cambiamenticlimatici finalizzate a conseguire una maggiore sostenibilità ambientale e sociale”.

Nella stessa recentissima comunicazione sullo strumento “Next Generation EU” del 27 maggio scorso si fa riferimento all’European Green Deal e alla necessità di delineare un futuro resiliente, sostenibile ed equo dell’Unione Europea anche nel momento del risanamento dell’economia messa in ginocchio dalla pandemia da Covid-19

SCHEDA SULLE PROPOSTE

Entriamo nel merito delle proposte più significative contenute nel documento WWF “Il Mondo che Verrà nasce ora – Scelte sostenibili al centro del rilancio del Paese”, richiamando alcuni degli strumenti proposti nei filoni di intervento più rilevanti:

  • Scelte energetiche per la decarbonizzazione. Il WWF chiede innanzitutto una legge quadro nazionale sul clima che in Italia manca, con obiettivi ambiziosi di taglio delle emissioni di CO2 e gas serra nel breve, medio e lungo termine dia coerenza alle politiche messe in campo dal nostro Paese. Nello specifico, si chiede tra l’altro, di:a) introdurre un energy floor price, un prezzo minimo per i prodotti energetici come la benzina che in via transitoria porti poi alla definizione di una carbon tax, nonché un piano per la giusta transizione per le aree del Paese in cui si sta procedendo alla chiusura delle centrali a carbone entro il 2025; b) fornire tutto il sostegno possibile per il rilancio del settore delle energie rinnovabili,  anche attraverso procedure efficienti e in tempi certi per autorizzare gli impianti per le fonti rinnovabili, in un quadro di corretta programmazione del territorio, e sconti fiscali in particolare per l’IMU per facilitare l’installazione di impianti fotovoltaici.
  • Misure per mettere in sicurezza il Capitale Naturale del Paese. Il WWF chiede: a) innanzitutto di definire e realizzare Piano Nazionale di Restoration, di ripristino e rinaturalizzazione di ecosistemi, a cui destinare almeno il 10% dei Fondi europei assegnati all’Italia dall’EU Recovery Fund e dall’European Green Dealper tutelare e valorizzare il patrimonio naturale del Paese in modo da ridurre la frammentazione degli habitat e tutelare la biodiversità, contrastare il consumo del suolo, ripristinare i servizi ecosistemici e favorire l’adattamento ai cambiamenti climatici nelle aree naturali, agricole, fluviali e urbane; b) un pacchetto di misure economiche e fiscali per la tutela  e la valorizzazione del patrimonio naturale italiano, con:  garanzie dello Stato sul credito e il microcredito per i privati che operano sul patrimonio naturale,  crediti di imposta per chi promuove i green jobs in questo campo; l’estensione delle detrazioni fiscali dell’ecobonus per l’edilizia anche agli interventi a tutela della biodiversità.
  • Tutelare il nostro Pianeta Blu, il nostro mare. Il WWF chiede, tra l’altro, di. a) riconoscere, favorire e diffondere gli strumenti di cogestione della piccola pesca per le gestione sostenibile della pesca con il coinvolgimento di pescatori, associazioni di categoria, istituzioni, enti di ricerca e associazioni ambientaliste; b) puntare al rafforzamento della rete di Aree Marine Protette, per far conoscere i luoghi più suggestivi dei nostri mari, raddoppiando le risorse al momento ridicole (pochi milioni) a queste assegnate, favorendo la definizione di piani di gestione smart e l’assunzione di personale qualificato.
  • Favorire il processo decisionale sulle opere pubbliche e definire le priorità nel settore dei trasporti. Il WWF su questi due filoni di intervento chiede, tra l’altro, di; a) riformare l’istituto del Dibattito Pubblico per le opere prioritarie affidandolo, come avviene in Francia, ad una Commissione nazionale indipendente per la migliore definizione partecipata dei progetti definitivi; b) trasformare, come deciso nel 2016 col Codice Appalti, l’attuale Piano generale dei Trasporti e della Logistica del 2001 in un vero Piano Nazionale della Mobilità che abbia come obiettivo la decarbonizzazione nel settore dei trasporti, che punti sulla “cura del ferro” (favorendo il trasporto su rotaia invece ci quello su gomma), il potenziamento del TPL e la mobilità dolce; c) procedere immediatamente alla realizzazione di un massiccio e diffuso piano di installazione di colonnine per la ricarica fast che favorisca, in particolare nelle città, la  mobilità elettrica.
  • Città resilienti che si muovano bene. Il WWF su questi due filoni di intervento chiede, tra l’altro, di: a) potenziare il trasporto collettivo costruendo reti di trasporto metropolitano e regionale integrate al servizio della città diffusa e puntare sulla mobilità leggera, in particolare ciclistica, nelle città; b) favorire progetti di City Logistics con la creazione di piattaforme urbane per la raccolta delle merci e l’introduzione di regole ad hoc per la loro distribuzione; c) il “bilancio zero” di consumo di suolo per procedere ad una valutazione di quanto già realizzato nelle città anche per programmare interventi deimpermabilizzazione, riforestazione, progettazione delle aree verdi urbane e nel campo della riqualificazione urbana rafforzare l’ecobonus per l’edilizia residenziale pubblica.
  • La messa in sicurezza del nostro territorio. Il WWF chiede di: a) avviare subito 100 progetti integrati di rinaturazione lungo i nostri fiumi per ridurre il rischio idrogeologico  e nel contempo migliorare lo stato ecologico dei corsi d’acqua e la biodiversità, impiegando effettivamente a questo scopo il 20% dei fondi assegnati alle Regioni, in ottemperanza alla normativa vigente; b) rivedere subito i capitolati per l’affidamento lavori per la manutenzione idraulica, eliminando i meccanismi di compensazione previsti che consentono lo scomputo della risorsa legnosa e degli inerti scavati nei fiumi.
  • Gestire responsabilmente il nostro patrimonio forestale. Il WWF chiede di: a) sostenere e diffondere le iniziative di gestione bio-economica responsabile del patrimonio boschivo in modo che il settore forestale, compresa la filiera foresta-legno, produca un valore aggiunto da attività di riutilizzo e riciclabilità del legno a fine vita, piuttosto che da utilizzi energetici; b) sostenere e accompagnare la filiera per la produzione dei prodotti certificati, puntando allo sviluppo delle produzioni di prodotti in legno certificato attraverso l’utilizzo dei Green Public Procurement (GPP) privilegiando prodotti a base di legno certificati FSC.
  • Risaniamo e recuperiamo le grandi aree inquinate. Il WWF chiede di definire una Strategia e un Piano nazionali che consentano di intervenire sui 41 Siti di interesse nazionale e sui 30mila siti individuati dalle regioni che sono da bonificare con procedure accelerate che tutelino più gli inquinati che gli inquinatori, istituendo anche un Fondo nazionale per gli interventi nei siti orfani (senza più un padrone).
  • Il turismo che vorremmo. Il WWF chiede di definire e una Strategia che punti ad un immediato rilancio del turismo del futuro: un turismo ambientale, attivo e sostenibile, che sia a contatto con la realtà territoriali e il patrimonio naturale locale e faciliti tutte le modalità che consentano un approfondimento della conoscenza e della centralità delle vocazioni delle comunità locali, dedicando attenzione all’ancoramento con le aree rurali e i piccoli comuni.
  • Un’agricoltura sostenibile. Il WWF chiede, tra l’altro, di: a) garantire  la coerenza con gli obiettivi per un’agricoltura sostenibile della Strategia europea “Farm to Fork” (sulla filiera agroalimentare), appena presentata dalla CE; b) varare entro il 2020 un Piano di Azione Nazionale per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari che abbia come obiettivi la riduzione del 50% delle sostanze chimiche e del 40% di SAU (Superficie Agricola Utilizzabile) certificata di agricoltura biologica;  intervenire sulle aliquote IVA, alzando dal 10 al 22% quella per i prodotti fitosaniari e dal 4% al 10% quella per i fertilizzanti chimici, nonché fissando un’aliquota IVA ribassata al 4% per i prodotti biologici.
  • Politica industriale ed economia circolare. Il WWF su questi due filoni di intervento chiede, tra l’altro, di: a) definire una nuova Politica industriale nazionale 4.0 che – in coerenza con quanto chiesto nell’European Green Deal favorisca la decarbonizzazione e la modernizzazione dei settori produttivi energivori (dell’acciaio, della chimica e del cemento); la definizione di linee di intervento verso la giusta transizione per i settori produttivi resource intensive(tessile, costruzioni, elettronica e plastica); b) rendere effettiva la responsabilità estesa del produttore (EPR) e introdurre il principio di responsabilità finanziaria per la gestione virtuosa dei materiali da riciclare, recuperare e riutilizzare; c) anticipare il Piano europeo per l’economia circolare rendendo subito effettivo il diritto del consumatore alla riparazione dei beni.
  • Ridurre la servitù dalla plastica. Il WWF chiede, tra l’altro, di integrare il quadro normativo e regolamentare  nazionale, andando anche oltre a quanto previsto dalla Direttiva Comunitaria SUP (sulla plastica monouso), nel: a) prevenire la produzione di rifiuti di imballaggio e favorire riutilizzo degli imballaggi usati, anche grazie al sistema del vuoto a rendere su cauzione per i contenitori in plastica; b) ampliare il divieto per le micro-plastiche nei prodotti oltre la cosmesi da risciacquo; c) stabilireobiettivi di riciclo più ambiziosi, in linea con il trend di crescita tra 2005-2015: il 65% di rifiuti plastici riciclati entro il 2025, l’80% entro il 2030.
  • Il ruolo virtuoso della Pubblica Amministrazione. Il WWF chiede di: a) procedere al più presto ad una vera e completa riorganizzazione, delle competenze e dell’esercizio del ruolo amministrativo del CIPESS – Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica e lo Sviluppo Sostenibile, b) procedere ad una riforma puntuale della Pubblica Amministrazione che consenta di chiarire i rapporti tra organi centrali e periferici e a non duplicare le procedure e varare un Piano per il rafforzamento e il miglioramento dell’efficienza della PA, in particolare nel settore dei controlli.
  • Spendere di più e meglio in R&S per lo Sviluppo sostenibile. La spesa pubblica per R&S in Italia deve essere significativamente incrementata raggiungendo la Germania – oggi lo Stato italiano destina a questo scopo solo lo 0,5% del PIL mentre la Germania si attesta all’0,82% – dedicando particolare attenzione alla sostenibilità ambientale e alla decarbonizzazione dell’economia, nonché alla ricerca universitaria e non orientata nei settori più vicini alle grandi sfide europee (Energia, Trasporti, ICT e Salute) e nelle scienze del sistema Terra, dalla climatologia all’ecologia. La vicenda del Covid-19 ha palesato i notevoli problemi derivanti dall’assoluta prevalenza profit della ricerca in Italia. Quindi, si auspica un profondo ripensamento sui meccanismi di finanziamento e sul ruolo del pubblico anche in questo campo per conseguire benefici condivisi per le persone, la salute e l’ambiente. 
  • Il ruolo positivo e dinamico della scuola – Il WWF chiede di: a) definire e attuare una Strategia Nazionale di Educazione allo Sviluppo Sostenibile e promuovere progetti educativi e formativi (supportando il Piano nazionale per la formazione dei docenti elaborato dal Miur e reso pubblico a ottobre 2016) rivolti a tutte le componenti del mondo della scuola: studenti, insegnanti, famiglie; b) dare centralità nei programmi e nelle attività educative e formative alla outdoor education a contatto con la natura per favorire attività conoscitive ed esperienziali che abbiano effetti positivi sullo sviluppo cognitivo e fisico dei bambini e dei giovani che risiedono in assoluta prevalenza nelle città.

Queste alcune delle più importanti scelte, coerenti con gli obiettivi di sostenibilità ambientale, che il WWF vuole al centro del rilancio del Paese, convinto che il mondo che verrà, anche per l’Italia, nasce ora!

Qui il documento completo

Roma, 3 giugno 2020

Il Mondo che verrà

(Messaggio di Donatella Bianchi, presidente WWF Italia)

Abbiamo di fronte una grande sfida: così come tutti insieme abbiamo affrontato la crisi sanitaria che ha provocato tanti lutti e tante difficoltà all’Italia, ora tutti insieme abbiamo la necessità di costruire il Mondo che Verrà, ossia il mondo dopo il COVID-19.

In poche settimane è cambiato tutto. Il virus che, all’improvviso, ha scombussolato le nostre vite  non viene però dal nulla. Non nasce dal caso. La scienza, quella stessa scienza a cui ci affidiamo oggi per capire come sia sicuro muoversi o quando sarà possibile tornare alle attività quotidiane, ci dice che la nostra salute, il nostro benessere, sono intimamente collegati alla salute dei sistemi naturali, che il genere umano, con una crescente voracità , sta spingendo verso il punto di collasso, ormai sempre più vicino.

Un rapporto “malato” con la Natura

Moltissime ricerche e studi scientifici ci spiegano come  la pandemia sia la conseguenza di un rapporto “malato” con la natura. La deforestazione, il commercio illegale di animali selvatici, l’inquinamento , insieme a modelli di produzione e di consumo drammaticamente insostenibili, alla mancanza di azioni contro i cambiamenti climatici, ci stanno imprigionando dentro il peggiore degli incubi, mettendo a rischio, la nostra salute, il nostro benessere e la nostra qualità di  vita.

La pandemia che stiamo affrontando è un segnale

Uno dei segnali che insieme a tanti altri la Terra ci sta mandando e che dovrebbero farci cambiare direzione. Per dirci che non c’è altro tempo da perdere e che non è possibile rimandare a domani decisioni che, già oggi, appaiono tremendamente in ritardo.

 Ma non tutto è perduto 

L’emergenza che stiamo vivendo ha reso evidente la necessità di un cambiamento collettivo a cui, tutti insieme siamo chiamati a dare il nostro contributo: tornare al passato non è una opzione percorribile.

È venuto il momento di fare pace con la natura e con noi stessi

LEGGI IL MANIFESTO >>

Costruiamo insieme il mondo che verrà

Abbiamo dimostrato grande coraggio e altruismo in questa prova che ci ha impegnato in una lunga serie di sacrifici per tutelare la nostra salute. Ora è il momento di dimostrare altrettanto coraggio e determinazione nel costruire il nostro futuro e quello dei nostri figli

La domanda a cui oggi ti invito a rispondere è: “Dopo il Coronavirus come possiamo costruire insieme il mondo che verrà?”.

Le tue proposte, durante questa consultazione, costruiranno un’agenda dei cittadini che orienterà le nostre iniziative e le richieste a chi governa per costruire il mondo dopo la crisi: costruiamo insieme il mondo che verrà!

PARTECIPA ALLA CONSULTAZIONE >>

Costruiamo insieme il Mondo Che Verrà

Donatella Bianchi
Presidente WWF Italia 

 

Il decalogo del WWF per un “New deal for Nature and People”

Nel corso della Peccei Lecture 2019 che ha visto come relatore d’eccezione Sir Robert Watson il WWF Italia ha lanciato il decalogo italiano per un New Deal for People and Nature, una vera e propria Road Map in 10 mosse rivolta all’Italia per arrestare la perdita di biodiversità che prosegue a ritmi vertiginosi. Come dimostra l’allarme lanciato dalle Nazioni Unite nel più aggiornato e autorevole assessment sullo stato della biodiversità planetario dell’IPBES (“la natura soffre di un declino senza precedenti”) che è stato lanciato quest’anno, proprio sotto la presidenza di Bob Watson.
Le richieste del WWF per rendere operativi e concreti gli sforzi necessari per la nuova strategia decennale (2020-2030) destinata a fermare la perdita di biodiversità nel mondo che sarà elaborata formalmente in sede ONU nel 2020, si concentrano attorno a tre obiettivi specifici, ambiziosi e sfidanti come richjede lo stato di emergenza planetaria in cui ci troviamo, da raggiungere entro il 2030:

  • Arrestare la perdita degli habitat naturali (Zero Loss of Natural Habitats),
  • Dimezzare l’impronta ecologica dei processi di produzione e consumo (Halve Footprint of Production and Consumption),
  • arrestare l’estinzione delle specie viventi (Zero Extinction of Species).

Per promuovere l’urgenza di questi obiettivi il WWF, insieme ad altre organizzazioni internazionali, ha avviato una massiccia mobilitazione di governi, parlamenti, imprese, organizzazioni, cittadini per raggiungere un New Deal for Nature and People che comprenda una road map di obiettivi e indicatori chiari e coerenti con il fine di proteggere efficacemente almeno il 30% della superficie del nostro pianeta entro il 2030 giungendo al 50% entro il 2050.
La proposta del New Deal for Nature and People ha l’ambizione di porre all’attenzione dei governi mondiali la necessità e l’urgenza di un approccio concreto e integrato che consenta di conseguire al 2030 risultati significativi per la stabilizzazione del clima e la decarbonizzazione della nostre economie, per la protezione e il restauro degli ecosistemi e della biodiversità, per la concretizzazione degli  Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 e degli accordi presi e che si prenderanno nell’ambito della grandi convenzioni ONU sul clima e la diversità biologica.
La sfida a breve termine, per il 2020, sarà quella di ridefinire anche per l’Italia una Strategia Nazionale per la Biodiversità, con pochi obiettivi concreti ed operativi, in sinergia con la Strategia globale che sarà definita nell’ambito della Convenzione Internazionale per la Diversità Biologica e la nuova Strategia dell’Unione Europea conseguente ad essa. Il “New Deal for Nature and People” indica la rotta da seguire.

IL DECALOGO ITALIANO PER 

UN NEW DEAL FOR NATURE AND PEOPLE

  1. Biodiversità: attuare un piano di azione per la conservazione della Natura, rafforzare il sistema delle aree protette e sviluppare un programma nazionale di restauro degli habitat degradati
    Serve un Piano di Azione per la conservazione della Natura e il restauro ecologico, che come obiettivi primari abbia la tutela di habitat e specie, ma anche la gestione del 30%  del territorio nazionale terrestre (oggi è il 18%) e del 30 % di quello marino (oggi è il 7%) secondo criteri di conservazione e valorizzazione del capitale naturale, vincolando almeno il 10% dei Fondi comunitari della programmazione 2021-2027 (FEASR, FESR, FSE, FEAMP, Coesione) all’attuazione della Strategia Nazionale per la Biodiversità, destinando in 10 anni almeno 150 milioni di euro di Fondi nazionali. La rete delle aree naturali protette, si potrà rafforzare grazie a un finanziamento pubblico statale annuale di 120 milioni da destinare ai 28 Parchi nazionali istituiti e 50 milioni di euro per le Aree Marine protette. Serve, inoltre, un programma nazionale di restauro degli habitat degradati terrestri e marini.
  2. Clima e Energia: accelerare la transizione verso l’economia decarbonizzata e assicurare che sia giusta
    In Italia va attuata entro il 2030 una riduzione pari almeno al 55% delle emissioni (del 65% a livello europeo), in linea con il percorso di totale decarbonizzazione entro la metà del secolo, e di conseguenza innalzati gli obiettivi relativi alla quota di approvvigionamento energetico coperta dalle rinnovabili e quelli di efficienza energetica. Servono risorse finalizzate ad un’innovazione a carbonio zero, escludendo dai benefici tutte le tecnologie e le infrastrutture che implicano l’uso di combustibili fossili.
  3. Governo dell’Ambiente: affermare e praticare la giusta transizione nelle politiche governative
    Per gestire la conversione ecologica del sistema produttivo, si dovranno istituire un Ministro per la transizione ecologica e la sostenibilità e un Tavolo di confronto sulla giusta transizione presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, che coinvolga gli stakeholder.
  4. Sviluppo sostenibile: integrare il capitale naturale nei sistemi economici e finanziari
    Entro il 2030 il valore del capitale naturale deve essere pienamente integrato negli strumenti di programmazione economico-finanziaria delle imprese e dell’amministrazione pubblica, ed essere calcolato nelle politiche settoriali a tutti i livelli, come proposto dal Comitato Nazionale per il Capitale Naturale. Il calcolo del PIL deve essere profondamente rinnovato, grazie all’utilizzo di indicatori di benessere come il BES (Benessere Equo e sostenibile) mentre i SAD, i sussidi ambientalmente dannosi – che oggi ammontano a quasi 20 miliardi di Euro, di cui 16,8 a sostegno dei combustibili fossili – devono essere progressivamente (entro il 2025) aboliti, favorendo al contempo le misure che premino le scelte produttive e di consumo virtuose.
  5. Agricoltura: promuovere la transizione agroecologica delle filiere agricole
    La transizione verso un’agricoltura più sostenibile deve accelerare mediante la certificazione in agricoltura biologica del 40% della Superficie Agricola Utilizzata e del 100% della SAU nelle aree Natura 2000; con la presenza di infrastrutture verdi nel 10% della Superficie Agricola Totale italiana e la riduzione dell’80% (rispetto ai livelli 2020) nel consumo di pesticidi e fertilizzanti chimici a base di azoto e fosforo.
  6. Acque interne: raggiungere un buono stato ecologico dei corpi idrici
    In tutti i bacini idrici si deve raggiungere l’obiettivo della gestione ecologica delle acque superficiali, restituendo la centralità del loro governo all’Autorità di Distretto. Entro il 2027 va raggiunto l’obiettivo europeo del “buono stato ecologico” dei corpi idrici (superficiali e sotterranei), aumentando almeno, dal 20% al 50% la quota dei fondi nazionali per la riduzione del rischio idrogeologico.
  7. Acque marine: gestire le risorse del mare con un approccio ecosistemico
    L’Italia deve raggiungere i traguardi ambientali definiti nella la Strategia Nazionale Marina (aggiornata nel 2018) e gestire il 100% dei mari italiani attraverso l’implementazione dei piani spaziali marittimi basati sull’approccio ecosistemico, che integrino reti di Aree Marine Protette gestite efficacemente, e una gestione sostenibile delle attività di pesca che riduca significativamente il sovrasfruttamento  ed elimini la cattura accidentale delle specie vulnerabili come mammiferi marini, tartarughe e squali. Bisogna sviluppare un piano di pesca ecologicamente sostenibile, non industriale, in grado di valorizzare la biodiversità e le comunità locali.
  8. Foreste: mantenere e incrementare la qualità degli ecosistemi forestali nazionali
    Il patrimonio forestale italiano deve essere gestito secondo criteri ecologici, superando i limiti del Testo Unico Foreste 2018. Fra gli obiettivi quello di migliorare lo stato di salute e la resilienza delle foreste nazionali più a rischio per disastri naturali e antropici dipendenti o amplificati dal riscaldamento globale; di mantenere e incrementare la qualità degli ecosistemi forestali nazionali e i benefici che ne derivano; arrestare e invertire i trend di riduzione in superficie, la consistenza delle popolazioni di specie vegetali e animali, nonché di perdita di habitat.
  9. Aree urbane: fermare il consumo di suolo e rivoluzionare la pianificazione urbanistica
    Con l’attuazione di una norma che stabilisca obiettivi nazionali e regionali per fermare l’ulteriore consumo di aree libere, incentivando una rigenerazione urbana che consideri il suolo bene comune e risorsa non rinnovabile e con l’avvio di piani urbanistici territoriali che integrino il paesaggio, la biodiversità e la rete ecologica nei sistemi urbani e tengano conto delle misure e delle azioni necessarie alla mitigazione e all’adattamento ai cambiamenti climatici e alla sicurezza delle popolazioni dai rischi derivanti dagli eventi meteorologici estremi, verrà bloccato il trend alla polverizzazione (sprinkling) dell’urbanizzazione del territorio, tipico del nostro Paese.
  10. Trasporti e infrastrutture: favorire le modalità di trasporto a basso consumo di suolo e low carbon
    Serve un Piano Nazionale della Mobilità, che aggiorni il Piano Generale dei Trasporti e della Logistica del 2001 basandosi sull’analisi della reale domanda di mobilità degli Italiani, e che abbia come obiettivo interventi che favoriscano le modalità di trasporto a basso consumo di suolo, low carbon, meno inquinanti ed energivore, puntando sul rinnovamento delle reti o la costruzione di infrastrutture meno impattanti per le modalità di trasporto.

Nell’Earth Day WWF YOUng suona la sveglia per la Terra

Nel Cinquantesimo anniversario dell’Earth Day le ragazze e i ragazzi del WWF YOUng hanno deciso di far sentire la propria voce per difendere il Pianeta e costruire un futuro sostenibile, pur rispettando i limiti imposti dalla quarantena, con un’iniziativa che fa molto “rumore”. L’azione è stata organizzata sui social e ha coinvolto tutti i giovani della rete Young.

A mezzogiorno, infatti, ognuno sul proprio terrazzo, balcone o dalla propria finestra, muniti di campane, pentole o strumenti musicali è chiamato “a dare la sveglia” a chi ancora non ha compreso che dalla salute del nostro Pianeta dipende anche la nostra. L’invito è anche quello di pubblicare la propria azione sui social con l’hashtag #flashmobxlaterra.

L’Earth Day continua poi per tutto il giorno sul sito web e sui canali social del WWF Italia: una ulteriore occasione per raccontare la natura, dalle Oasi WWF ai paesi più remoti dove a livello internazionale opera l’associazione. Si alterneranno le immagini (anche di tigre) catturate in Nepal dalle camera trap ai consigli per salvare gli oceani con un consumo sostenibile di pesce, grazie all’iniziativa dell’eco-blogger Lisa Casali. 

CORONAVIRUS: WWF CHIEDE STOP DEFINITIVO A MERCATI DI ANIMALI SELVATICI VIVI O MORTI

Da oggi attiva petizione rivolta all’Organizzazione Mondiale della Sanità per fermare un commercio crudele che ha messo in fortissimo pericolo la nostra salute

Firma la petizione>> wwf.it/illegaltrade Link alla cartella multimediale>>   #aprilagabbia #stopillegaltrade   Chiudere immediatamente i mercati in cui si commerciano animali selvatici, vivi o morti. Rafforzare le attività di contrasto al commercio illegale di specie protette e lavorare per ridurre la domanda di prodotti derivati da specie selvatiche attraverso l’aumento di controlli, di sanzioni e attraverso una corretta informazione delle persone che sono coinvolte in queste attività. Sono queste le richieste di una petizione rivolta all’Organizzazione Mondiale della Sanità, lanciata oggi dal WWF Italia che chiede ai cittadini di sostenere la richiesta rivolta alle istituzioni internazionali.   La pandemia legata al contagio da COVID-19 ha messo in luce il collegamento tra le malattie zoonotiche (quelle che si trasmettono dagli animali all’uomo) e il commercio di animali selvatici, in particolare nei mercati asiatici. Il 60% delle malattie infettive emergenti sono trasmesse all’uomo da animali e fra queste più del 70% deriva da animali selvatici. Malattie pericolose come SARS, Ebola, Dengue e molte altre ancora, sono collegate al nostro crudele sfruttamento di animali selvatici.   Con il report Pandemie, l’effetto boomerang della distruzione degli ecosistemi il WWF ha evidenziato come la diffusione delle malattie virali come quella legata alla pandemia che ci costringe nelle nostre case da settimane siano intimamente legate alla distruzione degli ambienti naturali e al commercio, legale e illegale di specie selvatiche: un commercio che avviene in condizioni igienico-sanitarie inesistenti e a stretto contatto con le persone che affollano ogni giorno questi luoghi. È a partire da questa drammatica promiscuità che i virus riescono a passare da specie a specie e dagli animali all’uomo con un meccanismo chiamato spillover. Sembra sia stato proprio questo il meccanismo con cui da un mercato cinese, a Wuhan, si sia generata l’epidemia del coronavirus.   Purtroppo, né l’impatto sulla nostra salute né le sofferenze e il triste destino che devono subire gli animali vittime di questo brutale traffico hanno convinto tutti i paesi asiatici a fermare la vendita di animali selvatici nei loro pericolosi mercati. Nonostante un sondaggio commissionato proprio dal WWF abbia dimostrato come il 90% dei cittadini di 5 paesi asiatici siano in realtà favorevoli alla chiusura di questo vero e proprio scempio.   Il WWF chiede, quindi, all’Organizzazione Mondiale per la Sanità, a cui è affidato il compito di tutelare la salute e di proteggerci da future pandemie, di avviare subito tutte le azioni necessarie affinché i mercati di animali selvatici, focolai di pericolose malattie, vengano definitivamente chiusi.   Roma, 16 aprile 2020

CORONAVIRUS, NONOSTANTE L’EMERGENZA REGIONI PENSANO ALLA CACCIA

Un comportamento gravissimo che viola le leggi e i decreti del Governo

    In queste settimane, mentre l’Italia è in piena emergenza “Coronavirus”, molte regioni, approfittando del comprensibile e basso livello di attenzione della opinione pubblica, stanno emanando provvedimenti a favore della caccia, a partire dalle leggine incostituzionali fino alle autorizzazioni per l’attuazione di piani di “controllo” della fauna, che consentiranno ai cacciatori-selecontrollori di uscire sul territorio in totale disprezzo ai provvedimenti restrittivi assunti dal Governo.  Lo denunciano le associazioni ENPA, LAC, LAV, LIPU e WWF ITALIA, che sottolineano come la “caccia e attività connesse” siano escluse da quelle che sono state autorizzate in quanto non differibili.   Alcune regioni, come l’Emilia-Romagna e il Veneto, continuano a mantenere attivi o ad attivare i “piani di controllo della fauna selvatica” non solo con personale pubblico – che potrebbe essere impiegato diversamente in questo periodo – ma anche con l’ausilio di operatori privati – ovvero cacciatori – consentendo loro di spostarsi all’interno delle rispettive province a nonostante le limitazioni introdotte per contenere il contagio.  La Regione Sardegna ha trovato il tempo di approvare l’ennesima norma incostituzionale proprio sul controllo faunistico, dando la possibilità al proprietario di un fondo agricolo di coinvolgere liberamente, attraverso una delega, il cacciatore di turno.  Eppure, sono ben sei le sentenze della Corte Costituzionale che hanno bocciato analoghe leggi proprio perché introducevano figure private non contemplate dalla legge nazionale 157 del 1992 sulla tutela della fauna.  Ancora peggio, la Regione Piemonte che, noncurante della già grave pressione venatoria subita da molte specie di uccelli selvatici e dei richiami dell’Unione Europea ha formulato un nuovo disegno di legge per regalare ai cacciatori possibilità di sparo per altre 15 specie (delle quali molte versano in stato di conservazione sfavorevole), cancellando invece la norma che avrebbe consentito ai proprietari dei fondi di vietare la caccia sui propri terreni.   Anche la Regione Puglia ha recentemente emanato un provvedimento che prevede l’aumento del numero dei rappresentanti delle associazioni venatorie nelle commissioni esami per il rilascio della licenza di caccia, da 3 a 6, a discapito della componente ambientalista. Il Lazio ha addirittura approvato una norma per la caccia nelle “aree contigue” del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, dove vive l’Orso marsicano già a rischio di estinzione.    “Tutte queste misure – concludono le associazioni – determinano l’illegittimo abbassamento del livello di tutela dell’ambiente e della fauna selvatica previsto dalla normativa nazionale e sovranazionale e perseguono il solo ed unico obiettivo di ampliare i margini per lo svolgimento della pratica venatoria che, lo si ribadisce, è una mera attività ludica, violando addirittura i DPCM emanati a tutela della salute pubblica. Un atteggiamento che va davvero condannato, in un momento in cui dovremmo tutti sostenere le iniziative di sicurezza del Governo e operare solo e unitamente per il bene comune”.   Questo comunicato è inviato a nome e per conto  delle Associazioni di protezione ambientale: WWF, Lega Italiana Protezione Uccelli, Lega Abolizione Caccia, Ente Nazionale Protezione Animali e LAV.   Roma, 3 aprile 2020

Il coronavirus avanza anche con la distruzione dell’ecosistema

Le malattie che disegnano la storia e tormentano le giornate dell’uomo sono dovute proprio a quegli organismi che mettiamo più in basso nella gerarchia delle specie: batteri, virus, protozoi e nematodi. Questo esercito di piccoli e agguerriti parassiti è quotidianamente alimentato da tutto quello che di pericoloso facciamo nella biosfera.

Facilitati dalla distruzione degli ecosistemi e dal riscaldamento globale, dall’inquinamento e dall’aumento della popolazione, i nostri veri nemici stanno vivendo una rivoluzione epocale: hanno nuovi spazi da conquistare e nuove prospettive di sviluppo. Viaggiano in aereo, si diffondono negli ambienti degradati o nei centri affollati e, soprattutto, approfittano dell’assenza o della scomparsa di piante e animali che in qualche modo li tenevano a bada.

Come scrive il naturalista David Quammen (“Spillover” Adelphi 2017) “là dove si abbattono gli alberi e si uccide la fauna, i germi del posto si trovano a volare in giro come polvere che si alza dalle macerie…i virus si adattano bene e velocemente alle nuove condizioni create dall’uomo”. Le cosiddette malattie emergenti – come Ebola, AIDS, SARS, influenza aviaria, influenza suina e oggi il coronavirus – non sono catastrofi naturali e accadimenti del tutto casuali, sono spesso la conseguenza del nostro intervento maldestro di distruzione degli ecosistemi.

Gli ecosistemi naturali, come le foreste, le praterie, la rete di acque dolci e salmastre, vengono distrutti per far posto alla sempre più invadente presenza umana umana, che si circonda di cemento, asfalto, di terra nuda coperta di rifiuti. Scompaiono gli ecosistemi naturali e con loro i piccoli e grandi animali che si cibano dei nostri parassiti (pensiamo solo ai grandi divoratori di zanzare come pesci e uccelli) e arrivano a frotte i microrganismi responsabili delle nostre infezioni.

Le periferie, degradate e senza verde di tante metropoli tropicali, si trasformano un crogiuolo perfetto per malattie pericolose come la febbre dengue, il tifo, il colera, la chikungunya (ce la siamo già dimenticata?).

I mercati di quelle stesse metropoli, che siano in Africa o in Asia, spacciano quello che rimane della fauna predata: animali selvatici vivi, parti di scimmie, carne di serpente, scaglie di pangolini, e tanti altri ancora, creando nuove succose opportunità per vecchie e nuove zoonosi.

E in tutta questa sarabanda il riscaldamento globale è l’ultimo perfetto condimento: quale virus o batterio non predilige il caldo umidiccio delle nuove condizioni climatiche?

Questo è il drammatico scenario che con la distruzione della biodiversità ci stiamo allegramente apparecchiando.

A questo punto abbiamo davanti a noi due strade. Possiamo immaginare un futuro con ospedali sempre più grandi, vaccini sempre più potenti, disinfettanti sempre più tossici, oppure possiamo rimboccarci le maniche e iniziare a ricostruire qualcosa di quello che abbiamo distrutto rimettendo insieme i pezzi degli unici sistemi in grado di proteggerci da epidemie e catastrofi: gli ecosistemi. A noi la scelta.

Brescia, traffico illegale di rifiuti: scoperto capannone sul Garda.

Da Il Corriere della Sera Brescia del 29 Novembre 2019

A Solano mille tonnellate di materiale di scarto stipati nel magazzino. Due le persone arrestate.

Con un’operazione tra Lombardia e Veneto, i Carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico di Brescia hanno dato esecuzione a due ordinanze di custodia cautelare (una in carcere ed una agli arresti domiciliari) emesse dal Gip del Tribunale di Brescia, Alberto Pavan, nei confronti di G.A.,
54enne di Viadana (Mn) e V.G. 40enne della provincia di Treviso, per traffico illecito di rifiuti. Le attività investigative coordinate dal Sostituto Procuratore Roberta Panico, hanno consentito di individuare l’esistenza di un gruppo criminale operante nel campo del trattamento e trasporto dei
rifiuti, dedito alla gestione e smaltimento illecito di ingenti quantitativi di rifiuti speciali, provenienti prevalentemente da Toscana e Campania, oltre che dalla Lombardia, mediante lo stoccaggio ed il loro successivo abbandono in capannoni industriali dismessi.
L’indagine ha avuto inizio nell’ottobre del 2018 con il sequestro a Soiano del Lago di un capannone industriale all’interno del quale erano state illecitamente stoccate oltre 1.000 tonnellate di rifiuti speciali non pericolosi, in particolare rifiuti prodotti dal trattamento meccanico, classificati come imballaggi in materiale misto. Nei primi mesi di quest’anno sono stati sequestrati altri due capannoni nel Mantovano dove erano state stoccate 1.200 tonnellate di rifiuti dell’industria tessile.
Il profitto è stato quantificato in circa 400.000 euro. L’operazione rientra in una più vasta attività investigativa coordinata dalle Procure Distrettuali di Brescia e di Reggio Calabria che ha consentito la contestuale esecuzione di numerosi provvedimenti restrittivi nei confronti di altre persone resesi
responsabili di gravi episodi delittuosi, compiuti anche con modalità mafiose, in provincia di Brescia e Reggio Calabria.

Coalizione di 90 associazioni in 17 paesi europei lancia una raccolta firme ICE (Iniziativa Cittadini Europei) per vietare pesticidi, trasformare l’agricoltura e salvare la natura.

Lancio della grande campagna europea per vietare i pesticidi, trasformare l’agricoltura e salvare la natura, il WWF Italia tra le Associazioni che raccoglieranno le firme nei prossimi 11 mesi per chiedere una normativa più severa per l’uso dei pesticidi

Parte oggi ufficialmente la raccolta delle firme per una nuova Iniziativa dei Cittadini Europei (ICE) finalizzata ad eliminare gradualmente i pesticidi sintetici entro il 2035, sostenere gli agricoltori e salvare la natura. Il WWF Italia aderisce a questa iniziativa e parteciperà attivamene alla raccolta delle firme, nei prossimi 11 mesi, per chiedere anche nel nostro Paese una normativa più severa per l’uso dei pesticidi in agricoltura e in città, ad iniziare dalla revisione del Piano di Azione Nazionale per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari. Se saranno raccolte almeno un milione di firme in sette Paesi membri dell’Unione Europea, entro settembre 2020, la Commissione e il Parlamento UE saranno tenuti a valutare entro tre mesi la possibilità di trasformare le richieste dei cittadini che hanno sottoscritto questa campagna in provvedimenti normativi e, in ogni caso, dovrà giustificare la sua decisione. [1]
La campagna dal titolo “Salviamo le Api! Protezione della biodiversità e miglioramento degli habitat degli insetti in Europa” è promossa da una coalizione di 90 organizzazioni in 17 diversi paesi europei, con il supporto delle Associazioni degli agricoltori biologici. Queste Associazioni chiedono alla Commissione Europea di “adottare una legislazione più efficace per preservare e migliorare gli habitat degli insetti in quanto indicatori di un ambiente incontaminato”.
Numerosi appelli di scienziati, da ogni parte del mondo, chiedono ai decisori politici l’avvio e un adeguato sostegno alla transizione ecologica dell’economia per fermare il collasso della natura. Un quarto degli animali selvatici europei è gravemente a rischio di estinzione, mentre la metà dei siti naturali è in condizioni ecologicamente sfavorevoli e i servizi ecosistemici che dipendono dalla biodiversità si stanno deteriorando.  [2]
Nel frattempo, la sostenibilità economica delle aziende agricole in Europa viene compromessa da dinamiche di mercato che impongono agli agricoltori prezzi iniqui per i loro prodotti e dalla mancanza di un adeguato ed equo sostegno politico ed economico attraverso una PAC (Politica Agricola Comune), che premia le rendite fondiarie e modelli di produzione intensivi che inquinano le acque, i suoli e uccidono la natura. Nel frattempo le grandi imprese multinazionali dell’agrochimica impongono il rinnovo di autorizzazioni per l’uso di sostanze chimiche di sintesi pericolose per la nostra salute e per gli ecosistemi naturali, come nel caso del Glifosate. Quattro milioni di piccole aziende agricole sono scomparse nell’UE tra il 2005 e il 2016. [3]
Questa Iniziativa dei Cittadini Europei (ICE) invita la Commissione europea a presentare proposte legislative finalizzate a:

  1. Ridurre gradualmente ed eliminare i pesticidi di sintesi: eliminare gradualmente l’80% delle sostanze chimiche di sintesi nell’agricoltura europea entro il 2030, a cominciare dai più pericolosi, affinché l’agricoltura diventi libera al 100% dai pesticidi entro il 2035.
  2. Ridare spazio alla Natura e fermare la perdita di biodiversità: ripristinare gli ecosistemi naturali nelle zone agricole affinché l’agricoltura diventi un fattore di recupero e non la principale causa della perdita di biodiversità in Europa.
  3. Sostenere gli agricoltori nella transizione ecologica del settore primario: riformare la Politica Agricola Comune dando priorità all’agricoltura su piccola scala, diversificata e sostenibile, promuovendo un rapido aumento delle pratiche agroecologiche e biologiche, la formazione e la ricerca scientifica indipendente per una agricoltura senza pesticidi e OGM.

Per il lancio dell’ICE per la tutela delle api e degli agricoltori le Associazioni promotrici e aderenti si sono mobilitate in tutta Europa:
Franco Ferroni, Responsabile Agricoltura e Biodiversità del WWF Italia ha dichiarato: “La raccolta di firme per questa ICE, lanciata oggi, proseguirà per quasi tutto il 2020, un anno fondamentale per le sorti dell’agricoltura e della biodiversità in Europa, il 2020 sarà infatti l’anno internazionale della biodiversità che definirà la nuova Strategia 2020-2030 per fermare la perdita di specie e habitat a livello globale, l’anno della riforma della PAC post 2020 in Europa e l’anno dell’entrata in vigore in Italia del nuovo Piano di Azione Nazionale per i pesticidi (PAN). Il successo di questa ICE potrà fare davvero la differenza spingendo i nostri politici ad assumere decisioni coraggiose e lungimiranti per sostenere un vero “New Deal Green” per le persone e la natura, attraverso una transizione ecologica dell’agricoltura libera dai pesticidi”.
Helmut Burtscher, esperto di pesticidi e prodotti chimici di Global 2000/Friends of the Earth Austria ha dichiarato: “Solo un’agricoltura sostenibile e priva di pesticidi può garantire l’approvvigionamento alimentare delle generazioni presenti e future e fornire risposte alle crescenti sfide poste dal cambiamento climatico. Inoltre, contribuisce alla conservazione della biodiversità e riduce le emissioni di gas serra. Una politica agricola europea responsabile deve quindi promuovere l’ulteriore sviluppo di metodi agroecologici e sostenere gli agricoltori nella loro transizione verso una produzione senza pesticidi”.
Veronika Feicht dell’Istituto per l’ambiente di Monaco di Baviera ha dichiarato: “Stiamo portando la lotta contro i pesticidi sintetici a livello europeo, dando ai cittadini di tutta Europa che chiedono un nuovo sistema agricolo la possibilità di esprimersi con una sola voce. I cittadini reclamano un sistema che non danneggi la biodiversità e gli ecosistemi, che non metta a dura prova la salute dei consumatori, ma che invece garantisca il sostentamento per api e agricoltori ed sia più sano per le persone. Con la nostra iniziativa ci impegniamo a fare di questo tipo di agricoltura una realtà in tutta Europa”.
François Veillerette, direttore di Générations Futures, ha dichiarato: “Invitiamo i cittadini europei a sostenere massivamente questa iniziativa per una graduale rapida eliminazione di tutti i pesticidi sintetici nell’UE. Speriamo che milioni di persone si uniscano presto alle nostre richieste di vietare i pesticidi, trasformare l’agricoltura, sostenere gli agricoltori nella transizione e salvare la biodiversità”.
La campagna ICE è gestita da un’ampia alleanza di Associazioni ed organizzazioni della società civile che si occupano di ambiente, salute, agricoltura e apicoltura. Tra molte altre, le organizzazioni promotrici comprendono le reti europee Friends of the Earth Europe e Pesticide Action Network (PAN), nonché l’Istituto per l’ambiente di Monaco di Baviera, la fondazione Aurelia (Germania), Générations Futures (Francia) e GLOBAL 2000/Friends of the Earth Austria. In Italia parteciperanno attivamente alla raccolta delle firme per questa ICE, il WWF Italia, FederBio, ISDE Medici per l’Ambiente, l’Istituto Ramazzini di Bologna, il Comitato Marcia Stop Pesticidi, il Comitato NO Pesticidi dell’Emilia Romagna, la Rete Contadina.


NOTE
[1] www.savebeesandfarmers.eu
[2] https://www.ipbes.net/news/Media-Release-Global-Assessment
Le api e gli altri impollinatori sono indispensabili per preservare i nostri ecosistemi e la biodiversità. Fino a un terzo della nostra produzione alimentare e due terzi della frutta e della verdura che consumiamo quotidianamente dipendono dall’impollinazione da parte delle api e di altri insetti. Tuttavia, la loro stessa esistenza è minacciata dalla costante contaminazione da pesticidi e dalla perdita del loro habitat a causa dell’agricoltura industriale.
[3] Il rapido declino delle piccole aziende agricole e della fauna selvatica è profondamente radicato nel nostro attuale modello di produzione agroalimentare che si basa fortemente sull’agricoltura monoculturale su larga scala e sull’uso di pesticidi sintetici. A peggiorare le cose, l’UE finanzia attivamente questa forma di agricoltura attraverso la sua attuale agenda agropolitica e il suo sistema di sovvenzioni che favorisce la produzione di massa rispetto ad un’agricoltura su piccola scala ed ecologica.

http://www.foeeurope.org/sites/default/files/publications/nyeleni_eca_-_more_farmers_better_food_25.03.2019_0.pdf
Roma, 25 novembre 2019

Il blog dell'associazione WWF-Bergamo-Brescia